Il Parco Botanico del Chianti: tra fiori, colori e profumi

Da Stefaniapianigiani @enogastrogarden

Il mio articolo sul mensile Toscana & Chianti News, sul PARCO BOTANICO DEL CHIANTI.

La strada panoramica che da San Donato in Poggio conduce a Castellina in Chianti, prevede a metà del tragitto una sosta: si entra nel comune di Barberino Val d’Elsa , ed è proprio qui, sulla sommità del Poggio di Montecorboli che è situato il Parco Botanico del Chianti. In quest’area incontaminata è nato questo parco, dopo anni impegnativi, fatto di sacrifici e impegni. Tutto è nato da un idea della famiglia Bucalossi, proprietaria dell’azienda vinicola Casa Emma, che insieme all’agronoma Isabella Devetti, ha dato vita a questo ambito progetto.

L’intento del parco è quello di offrire passeggiate tra la natura incontaminata, ma soprattutto far conoscere ai visitatori tutte le piante che compongono il bosco. Per questo motivo è stato fatto un lavoro certosino, certificando tutte le specie  arbustive ed erbacee con degli appositi cartellini con sopra scritto il nome della pianta, come se il visitatore venisse catapultato in un orto botanico senza confini obbligati. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione con la direttrice dell’Orto Botanico di Firenze, Marina Clauser.

 Negli anni sono state classificate circa 150 specie di piante diverse, che sono state inserite in un erbario ragionato, anche se si stima che ve ne siano ancora altrettante da classificare. A certificare il tutto è stato dapprima creato un archivio sia fotografico che un erbario di piante essiccate. La pianta che prevale nel bosco è la roverella, oltre al sorbo, al ginepro ed alcune orchidee selvatiche. Nel 2005 una parte del parco è stata trasformata in giardino con tanto di aiole suddivise nel giardino delle rose, il giardino dei fiori selvatici e quello delle piante utili all’uomo, ovvero le piante cosiddette medicinali, quelle aromatiche e le alimentari.

Il fiore all’occhiello del giardino rimane comunque la parte dedicata alle rose: sono state riscoperte e recuperate le rose antiche del territorio. Molte delle rose, portano ancora oggi il nome del luogo dove sono state ritrovate: bellissima la rosa “Canonica di Nebbiano”, che ricorda una peonia e la “Rosa Noce”, simile al fiore della camelia. Con i petali di queste rose così particolari, viene prodotto sia l’aceto di rose e la marmellata. Nel’area riservata ai fiori selvatici tutto è dominato da una cromia di colori sui toni  che virano dal rosa al violetto, come il “gladiolus italicus” il “convolvolus cantabrica”.Tra le specie alimentari, sarà curioso scoprire  che la borragine si può usare per insaporire minestroni, friggere in pastella o addirittura fare i fiori canditi.

Al parco è possibile prenotare anche una visita guidata: la visita dura un ora circa e si può svolgere anche in inglese, in più sono ben accolti piccoli gruppi, scolaresche e associazioni. Una domenica ogni tanto,viene  organizzato un “Dejeuner sur l’erbe”: una sorta di pic nic con conversazioni botaniche ed astronomiche. Durante la giornata viene servito il pranzo nel giardino delle rose con il menu a base di fiori, inoltre è possibile visitare l’osservatorio per cominciare a guardare il cielo attraverso un piccolo telescopio. L’osservatorio, è nato recentemente, grazie anche alla volontà del gruppo degli astrofili di Tavarnelle Val di Pesa e al contributo dell’Osservatorio degli Arcetri di Firenze.

Stefania Pianigiani


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