Il partigiano Gaetano Costa

Creato il 06 agosto 2010 da Casarrubea

Il procuratore Gaetano Costa al tempo in cui era partigiano

Ricorre oggi, 6 agosto, il trentesimo anniversario dell’assassinio del procuratore capo della Repubblica di Palermo Gaetano Costa, ucciso nel 1980.

Tra le vittime della mafia è una delle più illustri, per la sua singolarità e per il tempo in cui ebbe a svolgersi la sua azione di contrasto di Cosa Nostra. prima ancora dell’epoca di Falcone e Borsellino. E’ un precursore, un magistrato che precorre i tempi, come il Battista.

Originario del nisseno, quando arriva a Palermo, trova un ambiente ostile. Ciò nonostante continua l’azione coraggiosa intrapresa dal giudice Cesare Terranova assassinato l’anno prima, nel 1979. Comincia così a fare quello che non avevano fatto alcuni dei suoi colleghi: firma diversi mandati di cattura contro il boss Gaetano Spatola e diventa presto, consapevole di esserlo, il numero uno della lista  dei nomi che la mafia decide di cancellare. Il delitto è ordinato da Salvatore Inzerillo, ma a distanza di trent’anni possiamo dire che nessuno è stato condannato per la sua morte. Avvenuta quella sera d’estate a Palermo mentre solo è intento a guardare un libro in una bancarella di via Cavour. Aveva rifiutato ogni scorta perchè non voleva essere responsabile  della morte provocata indirettamente agli uomini che lo avrebbero accompagnato.

Tirò dritto per la sua strada come un uomo che sapeva che quella era la via giusta da percorrere per arrivare alla meta. Cioè l’esempio, la serietà professionale, il coraggio delle proprie scelte, quando altri magistrati lo lasciavano solo e apparivano arrendevoli. La sua fu, al contrario, una vera e propria guerra di Liberazione, molto simile a quella che egli stesso aveva combattuto dopo l’8 settembre durante la Resistenza antifascista. E da combattente è caduto.

Nell’occasione della ricorrenza del suo assassinio, pubblichiamo alcuni stralci di documenti che abbiamo avuto tramite il figlio, l’avvocato Michele Costa. Ne ricordiamo la figura in questi tempi in cui il disfacimento dei valori, il personalismo, e la corruzione sono persino al governo della cosa pubblica.

Buscetta e Cammarata verbali


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