di Asgar Farhadi
con Bérénice Bejo, Tahar Rahim, Ali Mosaffa, Babak Karimi
genere, drammatico
Francia, Italia, 2013
durata, 130'
La trama, di per sè complicatissima, va ad arricchire una sceneggiatura minuziosa e particolare. Farhadi si allontana dalla terra natia approdando in Francia, proprio come Ahmad, e firma un'opera delicata, con una regia impeccabile (che fa dimenticare qualche trascurabile sbalzo ritmico della seconda metà) ed una grandiosa direzione degli attori, in particolare dei bambini. Un thriller emozionale che lascia stupiti per la caratterizzazione poetica ed autoriale, messa ancor di più in risalto da tre splendidi attori, la cui interpretazione è deturpata da un pessimo doppiaggio italiano.
L'impossibilità di eliminare legami tangibili col proprio passato prende forma nel complesso seppur fluido districarsi della narrazione, come l'impossibilità di far apparire chiaro proprio quel passato da cui è inpensabile separarsi; l'inalienabile sfociare nel presente di questa contraddizione è posto con cosapevolezza ma senza accenni pretenziosi. Gli unici esenti dalle ombre del passato sono proprio quei bambini magistralmente diretti, spiriti limpidi ancorati ad un presente destinato inevitabilmente a diventare memoria.
di Antonio Romagnoli