Il pasto nudo - Recensione

Creato il 04 febbraio 2016 da Lightman

Peter Weller è uno scrittore vittima di inquietanti allucinazioni ne Il pasto nudo, pulsante rivisitazione, con elementi biografici dello scrittore, dell'omonimo romanzo di William S. Burroughs.

William Lee è un derattizzatore di New York sposato con la bella Joan, donna dipendente dalle sostanze che lui usa per uccidere gli insetti. Un giorno l'uomo viene arrestato dalla polizia ed è vittima di inquietanti allucinazioni, durante le quali un agente segreto (sotto le forme di un'enorme blatta) gli assegna la missione di uccidere la moglie, che sarebbe in realtà una spia appartenente alla misteriosa organizzazione conosciuta come Interzone Incorporated. Fatto ritorno a casa William trova la compagna insieme ai due amici scrittori Hank e Martin e, in un folle gioco, la uccide involontariamente. In fuga dalle forze dell'ordine, William viene contattato in un bar da una viscida creatura umanoide che gli consegna un biglietto per l'Interzona e gli ordina di acquistare una macchina da scrivere, la Clark Nova, che sarà il suo contatto durante la sua prossima missione. Proprio l'oggetto, che prende vita trasformandosi in uno scarafaggio, lo aggiorna sul suo futuro compito, quello di indagare sul misterioso dottor Benway.

Highway to Hell

Un gioco di specchi, di realtà e finzione, allucinazioni ed elementi biografici: Il pasto nudo non è solo una delle opere più ispirate del maestro David Cronenberg, ma anche una sorta di testamento apocrifo e ispirato del grande scrittore della beat generation William S. Burroughs. Il film, oltre ad ispirarsi all'omonima opera dell'eclettica e controversa personalità statunitense, armonizza le pagine scritte con eventi realmente accaduti nella vita di Burroughs (l'accidentale omicidio della moglie in primis), creando una sorta di geniale cortocircuito visionario, non facilmente digeribile dal pubblico medio. Il disturbante è infatti una delle costanti delle due ore di visione, caratterizzate da un taglio fortemente estremo che, sfruttando l'espediente delle droghe e delle conseguenti allucinazioni, riesce ad unificare noir e fantastico, poetica gotica e un senso del grottesco in un calderone volutamente tendente al disgusto, con creature mostruose dalle sembianze aliene e/o insettoidi che sono elemento predominante nella missione del protagonista. In questo viaggio della mente perverso e sottilmente erotico, che fa di una sessualità malata e a tratti ripugnante una delle sue colonne portanti, il regista riesce a infondere tutto l'estremo istinto tipico del suo Cinema, con effetti speciali che colpiscono "duro" quasi ai livelli del suo memorabile remake de La mosca (1986) e lasciano con il fiato sospeso sino ai titoli di coda, alternandosi in più occasioni con digressioni letterarie in un variopinto gusto dell'eccesso che affascina e respinge al contempo. Temi sociali attuali come la dipendenza dalle droghe e l'omosessualità sono così virati in chiave oscura e metaforica, e tutto assume nuove forme dinanzi allo sguardo annebbiato del derattizzatore / scrittore di Peter Weller (assolutamente perfetto nel ruolo), lasciando a briglia sciolta un surrealismo pulsante e feroce a cui è impossibile, nel bene e nel male, restare indifferenti. Perché in quest'occasione la dicotomia uomo/macchina tipica di Cronenberg si riveste di significati totali e diversi, proponendosi come deus machina capace di riplasmare la realtà a proprio piacimento in un crudele e beffardo incubo di intrecci nel quale corpi ed interiorità viaggiano a braccetto verso un intimo inferno.

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