Il patto segreto: l’ABC per demolire gli italiani

Creato il 19 aprile 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Quando l’abbecedario della politica diventa l’abc del malgoverno che strizza l’occhio ad un despota antidemocratico che ha fatto a pezzi lo stato sociale, gettando l’Italia nella malaugurata stagione del “bordello istituzionale” pur di garantire i soliti intoccabili




Alfano, Bersani, Casini: un terzetto per nulla omogeneo, con ben pochi argomenti in comune, se non quello di rimanere in sella ad un cavallo imbizzarrito degno di Boccioni.

Gli adepti siedono dinnanzi al sacro fuoco:attenti ad ogni abile movimento del sacerdote, bramano di veder ardere tra le fiamme ogni paura di venir defenestrati da un popolo sottomesso alla loro turpe autorità.

Riduzione dei privilegi parlamentari, abolizione di vitalizi, abbattimento del finanziamento pubblico ai partiti: al momento di dividere il bottino, tutti i mascalzoni si accordano per ricevere una fetta della torta, lasciando in forno a bruciarsi tutti i biscotti amari, relativi alla patrimoniale e al ridimensionamento dei costi della politica.

E’ buona norma sedere al tavolo e consumare il dolce che il padrone di casa offre ai propri ospiti: un bel salame turco, diretto nelle natiche degli italiani ma assai gradito ai tre piccoli porcellini. La cortesia viene ripagata con una fiducia incondizionata in parlamento.

Per svendere l’Italia alle banche serve la legittimazione dell’assemblea, eletta da quello stesso popolo che ora la vorrebbe crocifissa. Inneggiare alla responsabilità, all’emergenza, alla necessità di evitare di finire come la Grecia (leggasi “con una strenue opposizione che fa sentire in piazza la propria voce”).

D’altronde, quello che cerca di vendersi come uno tra i migliori economisti italiani, sta dimostrando la propria incapacità nel gestire una situazione che andrebbe guardata da più prospettive: l’idiozia di aumentare il gettito fiscale tramite l’innalzamento dell’IVA e l’incremento delle accise sul carburante, ha prodotto un effetto domino pericolosissimo. I consumi di benzina e prodotti raffinati cadono in picchiata, settore ed indotto iniziano a tagliare i posti di lavoro: e ancora non ci si rende conto della bomba ad orologeria che potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Qualcuno dovrebbe spiegare alla signora Cancellieri il concetto di disordine sociale, prima che questo venga esplicato dall’esasperazione e dal malgoverno fatto di numeri e slogan da spin doctor fallito.

Anche Confindustria ha deposto le consuete catene da schiavista, riconoscendo che le dissennate politiche dell’esecutivo hanno prodotto una disoccupazione senza precedenti che è destinata a crescere, a causa della preoccupante tendenza dell’economia di casa nostra. Ma poco importa, si parla ancora di “flessibilità in entrata”, non esiste un vero contatto sociale con un paese che è ormai giunto al colpo di rivoltella. E Monti specifica che anche nel 2013 non ci sarà ripresa.

Sono gli strascichi di una economia virtuale che non tiene assolutamente conto delle reali esigenze di chi, quotidianamente, vive il disagio dell’indigenza o di chi, cedendo alla pressione psicologica esercitata sapientemente da questi nuovi taglieggiatori del terzo millennio, sceglie la strada che conduce al suicidio perché oberato di debiti.

La disumanizzazione del regime richiede  un livello di coesione elevatissimo, da parte di chiunque si senta in qualche modo offeso da questo stato, autentica sanguisuga di un popolo colpevole di essersi accontentato troppe volte della “fetta piccola”. Con il mercimonio dei posti di lavoro e delle gare d’appalto hanno tenuto sotto scacco il popolo, garantendosi vaste clientele e cibandosi dei finanziamenti pubblici. E’ una logica da sovvertire, nonostante appaia evidente che il famoso patto sulle riforme poggi su una serie di norme impopolari che verranno adottate per compiacere l’Europa della BCE.

A nulla valgono i continui richiami del premier nominato: la credibilità del governo dei professori, che poco hanno da insegnare e tantissimo avrebbero da imparare, è in caduta libera nonostante gli “ovvi” sondaggi a favore della compagine del bocconiano (anche il Berlusca sosteneva di avere il 70% di voti, fino a qualche settimana prima di dimettersi).

Ma non c’è solo questo a rendere ogni giorno più insostenibile le giornate dei contribuenti (ex cittadini, oggi regrediti al rango di sudditi): sostanzialmente è la politica ad aver tradito gli italiani. Destra, centro, sinistra sono sostanzialmente appiattite su una posizione consortile ed affaristica: non pesteranno i piedi a Monti (ed alle banche, di riflesso) e si limiteranno ad approvare “volta per volta” (leggasi “sempre”) i provvedimenti richiesti dallo stato di polizia fiscale che stanno cercando di far passare come una “lezione di educazione civica agli italiani”.

Bersani, invece di dire “qualcosa di sinistra”, prova a limitare i danni e si scaglia contro l’antipolitica: non si rende conto di come un accordo con la destra ed il centro sia quanto di più affarista possa concepirsi nell’agone politico. Se non è un segno di incapacità questo, si dica chiaramente cosa dobbiamo ancora aspettarci, assumendo per scontato che da Angelino Alfano e da Casini potremmo attenderci qualsiasi cosa a danno degli elettori.

In quest’ottica andrebbe inserita la polemica innescata da alcuni leader politici (Bersani su tutti) contro il M5S di Beppe Grillo, l’associazione di liberi cittadini che viene data dai mass media al 7% dei consensi nazionali (anche qui, i numeri, sono quelli di un sondaggio…probabilmente letto al ribasso…). Identificare il movimento di Grillo con l’antipolitica è evidentemente il segnale del forte sentimento di paura che serpeggia tra i partiti: come al solito parlano di populismo, fanno girare il loro disco rotto per provare ad ingabbiare un popolo che vuole autodeterminarsi e rompere il giogo dell’oppressione pseudodemocratica.  E’ probabile, in quest’ottica di “bordello istituzionale”, che la destra tanto cara a padron Monti rivinca le politiche del prossimo anno anche perché questa volta sarà inutile il solito richiamo al “voto disperso”: gli unici voti persi, nella prossima tornata, saranno quelli dati ai professionisti della politica, magari dietro le solite promesse che vengono puntualmente sconfessate.

No, caro ABC: non hai nulla da insegnarmi. E Voi, Professor Monti, fareste bene a prendere ripetizioni: non certo di economia, ma di giustizia sociale.