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Il Pd chiede a Perri che chi va in bici possa assicurarsi contro gli infortuni. O verrà riconosciuto solo l’uso della canoa? Non viviamo sulle palafitte!

Creato il 18 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

In attesa che il Comune predisponga il nuovo piano della sosta e una serie di interventi concreti a favore della mobilità ciclistica, con un ordine del giorno (qui allegato) chiediamo alla giunta Perri di aderire alla petizione promossa da Fiab per riconoscere la tutela a chi sceglie l’utilizzo della bicicletta,  attraverso una proposta di legge per il riconoscimento dell’infortunio in itinere.
Molti Comuni italiani negli ultimi mesi si sono espressi in maniera positiva, ci auguriamo che il Comune di Cremona raccolga il nostro invito.

Alessia Manfredini
Alessandro Corradi
Gianfranco Berneri

http://fiab-onlus.it/infortuni/

L’elenco dei Comuni che hanno già aderito, visibile all’ è umiliante per Cremona. Appare l’augusto nome di Rivalta, il Comune modenese che ha detto no a uno stoccaggio speculativo di gas metano mentre Cremona ha calato le brache in modo indecente in cambio di quattro soldi di opere di compensazione, poi addirittura Rovigo (di centrodestra, città alluvionata), Codroipo (Udine), Paullo, uno dei Comuni più trafficati del mondo, Torino, patria dell’automobile. E Cremona? Si tergiversa persino sulle due ruote? Il sindaco Oreste Perri, tuttavia, oltre a non aver mai nominato una donna (misoginia politica preoccupante), sembra non vedere altro mezzo di spostamento alternativo all’automobile che la canoa. Ma è possibile questo? Ma viviamo sulle palafitte?p.z. MOTIVAZIONE DI FIAB
Ci sembra che l’uso della bicicletta sia da considerare socialmente utile e meritevole, alla stregua di quello del mezzo pubblico.
Chi sceglie la bicicletta per andare al lavoro va tutelato perché aiuta l’ambiente (non inquina non fa rumore, non consuma carburante, ecc.) e, se non usa l’auto contribuisce a diminuire il traffico e la congestione urbana, se non usa il mezzo pubblico contribuisce a rendere meno affollato il servizio.
Inoltre l’uso della bicicletta, in un certo qual senso, può essere “necessitato” da motivi personali ed economici importanti: il lavoratore risparmia l’abbonamento al mezzo pubblico, in molti tragitti è più veloce del mezzo pubblico – per il quale vanno considerate anche le attese, i ritardi, il disagio per l’affollamento- e fa pertanto risparmiare tempo ed inutile stress, permette anzi di svolgere un sano movimento (fisicamente e psicologicamente migliore che imbottigliarsi nel traffico con l’auto o accalcarsi in mezzi pubblici ormai ovunque al limite della capienza).
Più in generale la FIAB ritiene che, nell’ambito delle politiche a sostegno della Mobilità Sostenibile debba rientrare a pieno titolo l’incentivazione della bicicletta e che, pertanto, sia necessario attivare, in ogni possibile ambito legislativo ed amministrativo, provvedimenti che ne favoriscano e ne tutelino l’uso.
L’introduzione di una tutela assicurativa dell’uso della bicicletta nei tragitti lavorativi, se da una parte costituisce sostegno concreto, e per così dire “rafforzato”, dell’utenza debole della strada, alla quale appartiene il ciclista, dall’altra induce ad una consapevolezza diffusa del problema della sicurezza di tali utenti anche da parte degli enti assicurativi pubblici che, come è noto, sono oggi istituzionalmente preposti non solo al risarcimento dei danni ma soprattutto alla prevenzione degli incidenti lavorativi.
Se, alla luce di tanti tragici fatti, il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro è ormai giustamente considerato una priorità politica, altrettanto si può dire di quello della sicurezza stradale, dove politiche più incisive sono ormai inderogabili. 0.000000 0.000000

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