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Il Pdl fa quadrato intorno a Silvio. Il Pd triangolo. Fli semicerchio. L’Udc rombo e Brunetta va a nozze. Ogni maledetta domenica

Creato il 10 luglio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il Pdl fa quadrato intorno a Silvio. Il Pd triangolo. Fli semicerchio. L’Udc rombo e Brunetta va a nozze. Ogni maledetta domenica Le reazioni alla sentenza della Corte d’Appello di Milano sul risarcimento milionario della Fininvest di Berlusconi alla Cir di De Benedetti, sono state esattamente come ci attendevamo: scomposte, truculente, violente, false, zotiche, indecenti, indecorose, cafone e pure un po’ maleducate. Chi non si è potuto permettere l’insulto tout-court, come ad esempio il Tg5 di Mimun e il Tg1 di Minzolini, è ricorso all’annebbiamento, all’innalzamento di una cortina fumogena informativa che, come sempre, ha raccontato i fatti in modo tale che alla fine, ai più sprovveduti, è sembrato che De Benedetti fosse un mariuolo colto con le mani nel sacco che doveva restituire a Silvio 560 milioni di euro. Tanto per seguire la solita solfa dell’aggressione politica al Capo, tutti gli uomini del presidente hanno denunciato le persecuzioni giudiziarie, l’accanimento delle toghe rosse, il tentativo di colpire al cuore l’impero economico di Silvio infischiandosene naturalmente di come lo stesso premier ne sia entrato in possesso. Non c’è dubbio alcuno che in tutta questa sarabanda di dichiarazioni al vetriolo, quella che ha sorpreso, e colpito tutti per l’odio di cui era pervasa, è stata quella della figlia di Berlusconi, Marina, che della Mondadori è nientepopodimeno che il presidente: “Neppure un euro è dovuto”, ha tuonato la versione al femminile di papà Silvio, terminando il suo comprensibile sfogo con “è una forsennata aggressione a mio padre. Sconfitta la giustizia”, non rendendosi conto che forse i giudici non sono tutti come Vittorio Metta che per quasi mezzo miliardo delle vecchie lire, regalò il più grande impero editoriale italiano all’astro nascente Silvio Berlusconi. Che la sentenza non abbia alcun fondamento politico, lo ha capito perfettamente anche la cara casalinga di Abbiategrasso la quale, quando ha visto Marina Berlusconi e ascoltato le sue dichiarazioni in tivvù ha detto al marito: “Giuseppe c’è la nostra pescivendola sul Tg1, vuoi vedere che l’hanno arrestata per detenzione e spaccio di alici avariate?” La più esilarante invece è stata quella di Gasparri in diretta microfonica da Mirabello. A proposito di Gasparri, ma voi lo avete mai visto il giornalista che ne raccoglie le dichiarazioni? Noi mai, non esiste, non c’è. Ad un certo punto appare la faccia di Caspar sul teleschermo, parla guardando in modo imbarazzante la telecamera e non si capisce se risponde a una domanda, rilascia una dichiarazione, o se si è imbattuto per caso in un obiettivo e lui ci parla come fosse un vecchio amico. Comunque Gasparri ha detto: “È chiaro a tutti che questa è una sentenza politica, un esproprio proletario fatto dalle toghe rosse a una persona innocente fino al terzo grado di giudizio e che non si sa per quale ragione debba tirare fuori i soldi ora”. La ragione, caro Caspar, è presto detta. In Italia esistono parole scritte che si chiamano leggi. Chi le viola subisce una condanna che può essere una semplice multa o un risarcimento milionario. Appurato che quelle leggi sono state violate, e la corruzione è una di queste, il corruttore che ha procurato un danno alla vittima della malandrinata ha l’obbligo di risarcirlo. Punto. Non ci sono né se né ma né forse, Silvio deve pagare. A questo punto, mentre mestamente oggi Renato Brunetta convolerà a nozze senza Silvio andato a riposarsi in Sardegna e Tremonti che per dignità non se l’è sentita di andare alla cerimonia di un cretino, iniziamo ad avere chiare le ragioni per le quali Silvio non mollerà mai l’osso. E non sono motivi strettamente legati alle sue pendenze giudiziarie, che in qualche modo Sir Biss gli risolverà, ma quello che c’è in ballo ora è il suo patrimonio economico smisurato, una serie incredibile di scatole cinesi costruite secondo il modello del “Domino”: caduta la prima tessera le altre vengono giù in sequenza. In un nostro post recente abbiamo accennato alla non rosea situazione di Mediaset. A Segrate sta accadendo un po’ quello che in questo momento succede all’impero di Rupert Murdoch, con gli inserzionisti in fuga (ultimo in ordine di tempo la Chiesa di Inghilterra che non investirà più 4 milioni di sterline in pubblicità sui suoi network) e i bilanci che pur essendo ancora in utile (l’ultimo anno un dividendo di oltre un miliardo di euro alla famiglia Berlusconi), con la caduta del Capo corre il rischio di continuare ad avere nel portafoglio pubblicitario solo il contratto della Rovagnati, fedele fin dai tempi di Mike Buongiorno. La rete di potere finanziario costruita negli anni da Silvio, che investe tutti i settori dell’economia italiana e, tanto per fare un esempio, di quella russa e libica, si regge grazie al fatto che lui è ancora li, che ha un potere immenso nelle mani e che in parecchi avrebbero continuato a dare il culo (non possiamo dire Pippa perché non c’entra una mazza) pur di entrare a far parte della sua mega-cricca (e non stiamo parlando solo di donne ovviamente) e far cassa. E i suoi gerarchi sono identici a quelli di Benito e i mezzi di ricatto gli stessi e la possibilità di mollarlo pari a zero, perché finirebbero tutti all’inferno e non nel mausoleo di Cascella. Ma torniamo un momento a Ravello, per un giorno capitale mondiale del cartoon wedding. Per oggi sono previste manifestazioni di protesta dei precari, dei verdi, dei poliziotti, delle associazioni meridionaliste e dei napoletani che hanno minacciato il lancio di sacchetti di spazzatura invece dei petali di rosa e dei confetti. La perla della Costiera Amalfitana non era mai stata presa d’assalto come in occasione del matrimonio del secolo fra Gatto Silvestro e Titti che, dopo anni di corteggiamenti fatti attraverso le sbarre di una gabbietta, e morta quella scassapalle della nonna, si sono decisi a porre fine alle loro schermaglie amorose alle ore 19 e 30 in punto nella splendida cornice di Palazzo Ruffolo. I giornalisti di “rosa” raccontano di un Brunetta calmo, rilassato, quasi sereno. Mentre la 48enne Titti viene descritta come una donna “fredda, scostante, un po’ lunatica, interessata solo al lancio della sua linea di mobili”. Qualche collega più fortunato è riuscito a vedere anche una parte dei regali ricevuti dalla coppia e ha raccontato di “20 palme, 30 melograni, 10 lavandule, 40 fra Bukara, Tabriz Royal, Hamadan, Mahal, Mashad, Afghan e perfino un finto tappeto cinese fatto a Forcella, 80 fra lampade e piantane, 14 tavoli da pranzo e non, 6 fioriere, 8 cristalliere, 3 comò, 4 librerie, 13 console, 1350 capitelli e 2 (diconsi due) testiere per i letti. Insomma, più che una lista di nozze, quella di Renato e Titti somiglia più a una spesa all’Ikea che non al necessario per arredare una residenza nei confronti della quale Buckingham Palace è come la villetta di Silvio ad Antigua, un bugigattolo. Cosa volete che diciamo a due sposi per amore e in attesa di vivere felicemente la loro vita a spese degli italiani che pagano lo stipendio a un “cretino”? Auguri e...100 di questi giorni.

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