Il peggio di me

Creato il 24 giugno 2011 da Lanterna
Sono in ufficio. Squilla il telefono e rispondo. Mi fanno domande che esulano da quello che so e devo sapere, ma consiglio, fornisco riferimenti utili, do indicazioni. Entra un docente che ha bisogno di aiuto per compilare un modulo banale, gli do una mano. A uno studente manca la fotocopia del libretto per fare domanda per un tutorato, gliela faccio io sulla nostra fotocopiatrice. Tutti quelli che hanno a che fare con me (e con le mie colleghe, beninteso) lodano la mia gentilezza e la mia pazienza.
Torno a casa, stanca (anche se a volte, tra rispondere al telefono e indirizzare persone, mi sembra di non aver fatto niente). Anzi, prima di tornare a casa passo a prendere i bambini e alla minima bizza li fulmino. Appena in casa, spesso mi si presenta un buon numero di motivi per incazzarmi o almeno essere delusa: devo portare 4-5 borse (borsetta, pranzo, lavoretti dei bambini, magari spesa) e nessuno mi aiuta (magari perché Luca si è tumulato nell'orto) oppure ho fretta di ripartire e scopro che Luca non ha ancora fatto la doccia oppure mi aspettavo di trovare la lavatrice stesa e invece non ha nemmeno raccolto quella precedente. Altre volte scopro disastri fatti dalle gatte o non ho voglia di assecondare le richieste dei miei figli.
Forse la pressione non è superiore a quella che provo in ufficio, ma a casa sbotto. Faccio le cose di fretta e incazzata, mi trasformo in una specie di caporale abbaiante, recrimino con Luca e a volte faccio la vittima. Do il peggio di me, come già mia madre.
E mi dispiace, perché loro sono la mia famiglia e meriterebbero il meglio. Ma è anche vero che, a differenza degli utenti con cui sono gentile sul lavoro, loro sono la mia famiglia, abitano lì e dovrebbero avere più a cuore quello che è il nostro bene comune. Mi aspetto di più da loro, proprio perché mi vogliono bene.
Sono io la prima a rilassarmi in pausa pranzo, ma credo proprio che se a pranzo fossi a casa come Luca farei qualcosa in più per la casa, fosse anche solo sparecchiare dopo pranzo o far partire la lavastoviglie. Lui invece, appena il clima glielo consente (ovvero, quest'anno, dai primi di marzo), mangia di fretta e corre nell'orto. Anche di pomeriggio, quando finisce di lavorare, bisogna sradicarlo dall'orto con la motosega.
Possibile che io chieda così tanto? Capirei se lavorasse ancora quando torno, ma possibile che sia così difficile immaginarsi che mi farebbe piacere trovare a casa un marito pulito e profumato, pronto ad aiutarmi con le mille borse, anziché dover trascinare via dall'orto un uomo maleodorante, ovviamente dopo essermi smazzata borse e figli? È vero, lui non mi chiede quasi niente, a parte il fatto che gradirebbe che fossi un po' meno incazzosa. Ma vorrei vedere: i figli al mattino li smazzo io (lui è già al lavoro, per carità), li vado a prendere a scuola, alla cena penso io nell'80% dei casi, la maggior parte delle volte penso io a lavastoviglie, lavatrice e relativi svuotamenti/riordini (per carità, se gli dico "fai la lavatrice" lui la fa).
OK, non sono la moglie sorridente di Pleasantville. E mi dispiace, perché a me piacerebbe di più essere contenta. Non ci godo a incazzarmi o a lamentarmi, anzi, mi sento in colpa.
Mi piacerebbe dare il meglio di me in casa. Ma per farlo dovrei avere qualche aiuto in più.

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