Un libricino agile sulla storia della Turchia che ripercorre la storia recente del Paese, sempre a cavallo tra Oriente ed Occidente, partendo dal socialismo turco ottomano e dalla rivoluzione kemalista per arrivare ai nodi più attuali: le minoranze -ad iniziare dai curdi- e la democrazia, i governi filoislamici e la crisi col potere militare, i rapporti con l’Unione Europea, la crisi con Israele a causa delle flottiglie contro l’embargo a Gaza, il recupero di una vocazione neo-ottomana che guarda con estremo attenzione ai vicini mediorientali, cercando di ricavare un ruolo di potenza regionale sia politica che religiosa. L’autore riconosce chiaramente che l’obiettivo dell’AKP non è affatto “la fondazione di uno stato islamico, quanto sottrarre il controllo dello Stato dalle mani del ceto burocratico-militare, alla base della sua nascita e sviluppo….il partito islamico si faceva garante della problematica “coesistenza” fra tradizione islamica nazionale e richiamo alla costituzione.” A parere di Aruffo permangono alcuni interrogativi sulla “reislamizzazione” dei costumi ed il dettato costituzionale e nell’accettazione integrale del principio della divisione dei poteri dello Stato, oltre al capitolo doloroso della guerra alle minoranze, ma “nonostante tutto, l’odierna Turchia appare distante dalla laicità autoritaria tradizionale e dal riflusso rigorista tipico di un regime islamico….la Turchia di Erdogan rappresenta una vera e propria scommessa sulla democrazia lungo un asse mediterraneo-mediorientale sul quale insistono il “mondo arabo” ed il “mondo musulmano” di gestione del potere e dello Stato.”
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