Viviamo in una società dell'antitesi, impreparata e campanilista troppo spesso. Ogni straniero toglie qualcosa di nostro (sentire molto comune), come se qualcosa mai fosse prerogativa e ci appartenesse davvero su questa terra, in primis il diritto d'esistenza, di sopravvivenza e di convivenza. La differenza è timore da sempre purtroppo, la storia ne parla in ogni sua epoca. Timore per cosa e per chi? Ogni differenza nel confronto porta domande e aggiunge non risposte, ma senso umano che conduce a trasformazioni e a dialogo in ampiezza di vedute unendo abilità e intelligenze che diano origine e spunto conducendo a visioni propositive ed evoluzionalmente efficaciUn bimbo boliviano, compagno di scuola di mio figlio, segue il nostro tragitto per tornare a casa. Mio figlio gli chiede se vuole venire da noi un giorno per giocare, il ragazzino davanti a noi, compagno di scuola di entrambi, afferma irridendo e rivolgendosi a mio figlio: "ma non inviterai questo...stamattina si è dipinto le labbra con il pennarello blu…".Mio figlio mi guarda e dice: "se le è dipinte di blu per attirare l'attenzione perché tutti lo mettono in disparte...". Si tinge le labbra un bimbo quando ha bisogno di amore e di attenzione e il blu dentro di me diventa simbolo sensibile come esempio per stimolare quel paritismo e trasformismo ancora latente.Ogni figlio è nostro figlio, il mio non è meglio di nessun altro, ma l'intenzione educazionale può e deve avere influenza paritista. Se non riusciamo a sentirci noi umani fra esseri umani, nel tentativo di sentirci partecipi e propositivi per amalgamare razze, classi sociali e modi di essere tutto è precluso. Il futuro dipende da noi dalla volontà di farne qualcosa di migliore, in una globalità che non sia economica e dominatrice ma EGUAGLIANZA sociale. Non si può fintamente piangere sugli sbarchi a Lampedusa per poi farne altro nel quotidiano sia che riguardi noi adulti che tanto più ogni individuo in crescita…che sarà futuro.
Silvia Calzolari