Poesia inedita di Sandra Ballardini
Il pensiero che dovrebbe sconfiggere il male.
Si può nominare l’increato?
Noi furie e agnelli che ci proviamo
da un po’ di tempo, non siamo capaci di fare altro
e per bene, e con la stessa diligenza, e severità.
Quasi malissimo teniamo in conto il dovere di mangiare
dato che il corpo è sempre scomodo, e comunque ci tormenta
e ci dimentichiamo
ci dimentichiamo insistentemente, per vicariante esaltazione.
Insensatissimi ci accucciamo nelle pieghe più profonde della terra,
più profonda della caverna, non ci interessano più le caverne
la matematica del guardarsi morire con talento
è chiarissima più della luce in fondo al buio.
Ma l’arte è tanto grande
e la vita così breve
Quindi?
Amatissimi senza conoscere chi amiamo e chi ci ama
stipatissimi in nessun luogo
vuotissimi di accordi o volgarissime trattative
assai sindacalizzati in stracolme solitudini,
andiamo
molto pontefici
moltissimo imperatori di stoccate
su guasconissimi soliloqui
che per misericordia nessuno può sentire
e quale castello da conquistare
se tutto si finisse da sé, semplicemente
senza nemmeno la nostra mano di Dio!
Meno male che in giro, neppure i barbari ci sono più!
Nelle lunghissime ore stanno le strade stupidissime
e non stupiti
stupidi
vivacchiano
redivivi minotauri smeravigliati non violenti
violentissimi seduttori di lana caprina
che le capre manco ci pensano a foraggiare più:
a copular con lor, nessuno abbisogna.
Mi chiami per favore?
Sembra la cosa giusta da dire, ma come ripararsi
da questa smargiassata della povera e solitaria coscienza?
Subito
Subito
Starsene ben eretti graziosamente atteggiati
a sistemare la lampada snodabile sullo schermo del pc
con la luce accesa in pieno giorno e le tapparelle abbassate.
Non chiedo nulla a nessuno, io. Sono senza
[un amico.
Non ho un amico che sappia raccontare
[la mia storia,
un amico che mi preceda dappertutto
per evitarmi quelle spiegazioni che mi ammazzano.
Non mi chiamano
Io non mi chiamo
Loro non chiamano
Piango il televisore che fa tutto da solo, io non c’entro
sono uno spettatore, ho pagato il canone e tu sei mio
e io non sono tua
però
pare non sia un fotomontaggio quello
devo andare in bagno, subito subito
senza perdere un istante …
e non sono mica un agnello!
Ho della carne, io, nello stomaco, da buttare fuori!
È finita per ora, non sono morta.
A qualcuno questo non è successo.
Moltissimi sono morti
agnelli o non agnelli
avevano dell’erba nello strettissimo stomaco
da quando erano partiti da Damasco
così ha detto il cronista, gente di Damasco
ha detto sotto la pioggia,
da giorni e giorni, e il freddo, il freddo,
sicurissimo.
Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose.
Sicurissimi i giorni, sicurissimi i giorni
cortissime le ore
vicinissima al mio eidetico stomaco
la voce del cronista
senza aporie di sorta piango le Gesta della gente, delle Genti.
Inutili?
Loro nemmeno lo sanno
fino alla fine dei loro giorni, incerti.
Senza superlativi.
E basta.
Domani telefono al medico per la ricetta,
non posso vomitare tutte le sere.
Ci sono uomini che sono troppo fragili per andare in frantumi. A questi non appartengo anch’io.
30 Settembre, 2015
Sandra Ballardini
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fonte immagine Tammam Azzam Syrian Museum – Matisse المتحف الســـوري – ماتيس