Il pensiero cinematografico: Habemus Papam, Nanni Moretti

Creato il 07 giugno 2011 da Stregonestregato @ppstronzi

Sabato sera, con estremo ritardo rispetto al resto del mondo, sono andato al cinema a vedere Habemus Papam di Moretti e quindi mò vi subite la recensione.

Diciamo che a me i film del buon Nanni mi piacciono quasi tutti: trovo interessante il suo stile asciutto, a volte esile e bonario, proprio della recitazione dei tempi filmici e dei temi trattati, difficilmente banali; mi ha sempre dato l’impressione di riuscire a dire quello che vuole, perfettamente, senza aver bisogno di togliere o aggiungere altro. Habemus Papam si colloca perfettamente nel suo modus operandi, poiché credo che quello che volesse comunicare, il come e il perché, sia stato ben pesato.

L’unico problema è che io m’aspettavo tutt’altro, non nelle atmosfere, né nella regia, ma proprio nella tematica del film. Non so per quale motivo m’ero messo in capa che ci sarebbe stato un rapporto psicanalitico tra un uomo di scienza, interpretato da Moretti, e un uomo di fede, interpretato da Michel Piccoli, il novello papa. Un tipo di rapporto che mi suonava come un confronto tramite il quale, entrambi, nel pieno della loro umanità, uscivano con qualcosa da imparare.

Invece niente, sbadabam, non ci avevo capito un cazzo: la tematica è più o meno questa, ma niente confronto e niente rapporto tra i due che entrano i contatto solo all’inizio del film per poi non reincontrarsi più. Il percorso avviene in maniera separata, l’uomo di scienza imprigionato tra i cardinali, l’uomo di chiesa rifugiato nella realtà comune dell’essere umano, sfuggendo al suo importantissimo ruolo e a tutte le responsabilità che ne conseguono.

Per questo motivo, sono molto insoddisfatto: apprezzo particolarmente l’idea, ma non ho amato molto la gestione del percorso narrativo, più che altro perché vada anche per il Papa che scappa nel reale, ma perché Moretti, uomo di scienza, si confronta con una serie di cardinali che più che caricature di uomini di chiesa mi sembrano dei semplici, teneri nonnini un po’ stupidi che potresti incontrare in qualsiasi ospizio.

In quale modo, questi personaggi, dovrebbero donare qualcosa allo psicanalista?

Sono passaggi che a me sono risultati oscuri, che volevano sicuramente comunicare qualcosa, ma che io ho trovato inappropriati. Non che il film non sia per questo interessante, anzi. Molte recensioni parlando di vera e propria noia, soprattutto nella seconda parte: io, invece non mi sono annoiato mai. Ma non potevo fare a meno di osservare il film alla ricerca di qualcosa che mi aspettavo ma che poi, di fatto, non è giunto.

Ho apprezzato particolarmente il continuo contrasto tra tono di voce leggero e buffo e quello serioso e umano. L’unica vera protagonista di questo film è, infatti l’umanità, denudata e presentata così com’è, in tutte le sue debolezze. Io ho sempre amato particolarmente tutte quelle figure che in un modo o nell’altro si sono ritrovate a ricoprire ruoli di grandi responsabilità senza averlo chiesto o senza esserne preparati, subendone, poi, le conseguenze: questo Papa ne è un perfetto esempio.

E ci ricorda che, appunto, queste figure ecclesiastiche, che dovrebbero essere intermediarie con il divino, sono esseri umani, identici a tutti gli altri. Insomma, esperimento interessante e un film molto bello, che poteva osare di più, scendendo leggermente di più nel didascalico.

Nota positiva: il Papa non subisce un tracollo della fede, anche prima di vedere questo film, pensavo fosse una scelta banale. L’attenzione è rivolta tutta sul ruolo di responsabilità Lui è un uomo di fede e così resta. Michel Piccoli è incredibile, vale i tre quarti del biglietto.

Nota negativa: qualche buchetto di sceneggiatura qua e là: come ha fatto Melville a entrare nel teatro nel pieno delle prove? Nulla di colossale, ma qualcosa che stona. E poi l’assenza del confronto diretto che lascia tutto troppo impalpabile per conquistare pienamente.

Ultimo pensiero: quanto è blasfemo questo film, mamma mia! Quelle cretine in sottana reali hanno bollato sto film e non hanno dato il permesso di girare in Vaticano. Bravi, clap, clap, riescono sempre a confermarsi come completamente rincoglionite e poco lungimiranti.


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