L’esordio di Robbie fu di quelli che non si dimenticano: Helsingborgs-Inter 1-0, andata del preliminare di Champions League. Il ritorno si gioca a San Siro. Baby Irish ha sul piede la palla giusta, a porta vuota. Lui, spalle alla porta, prova a metterla dentro con un colpo di tacco. La palla si stampa sul palo. L’Inter viene eliminata da una congrega di ragionieri, imbianchini e scommettitori di combattimenti tra galli (Filippo e Giovanni non si sono mai andati a genio. e non mi riferisco a Savicevic). Diciamo che la curva nerazzurra non accolse con molto piacere la notizia. Ci fu qualche lievissimo episodio di protesta, come quando un certo Brambilla Fumagalli, titolare di una gioielleria in via Meravigli, gettò sull’auto di Robbie un quintale di cassoeula fumante e una cotoletta decapitata. Baby Irish capì che forse era meglio cambiare aria, e aprì la finestra di camera sua, che aveva in condivisione con quello scorreggione di Macellari.
In autunno inoltrato fece ritorno in Gran Bretagna, prima a Leeds e poi a Tottenham, città nella quale è diventato una specie di idolo. Nonostante questo, pare che i tifosi del Tottenham abbiano, almeno più del 35% di loro, un quoziente intellettivo non troppo inferiore a quello di un criceto sottoposto all’ascolto delle telecronache di Bruno Gentili per 57 giorni consecutivi. Ora Robbie è il capitano e il trascinatore dell’Irlanda. Sarà per questo che la squadra del Trap è la più scarsa della storia di qualsiasi Europeo mai disputato, se si eccettua la Coppa d’Africa giocatasi qualche mese fa in Guinea Equatoriale?
Lorenzo Lamperti
@LorenzoLamperti