Il peso specifico del lavoro.

Da Wising
Tornare al lavoro ha un sacco di lati positivi, tipo la macchinetta del caffè e che il pranzo lo compri fuori e non lo devi preparare, che sei obbligata a vestirti e a non comunicare a sillabe di lallazione (anche se spesso ...). Poi però, dopo una decina di giorni quasi goliardici, ti rendi conto che devi anche lavorare. Tutto bene, se sai cosa devi fare.
Se invece ti ritrovi in una specie di limbo, in attesa di capire come dovrai organizzarti è un po' frustrante. A parte gli aspetti squisitamente operativi, comunque, emerge un aspetto quasi filosofico: il peso specifico che il lavoro ha, dopo una gravidanza.
A mio avviso possono accadere due cose: il diventare mamma ti ha talmente trasformata, assorbita, investita che il lavoro assume una valenza relativa; oppure il diventare mamma ti ha dato più equilibrio, lucidità e fiducia nelle tue capacità che sei convinta di poter lavorare quanto (e meglio) di prima. Il primo caso, a mio avviso, è uno stato di grazia: riesci a farti scivolare addosso gran parte dei problemi, sai che il tempo che passi in ufficio è sì necessario, ma in fondo è solo il tempo che ti separa da tuo figlio e che una volta a casa sarai salva, al sicuro, tranquilla.
Il secondo caso è un po' più nevrotico, perchè si scontra con quel non detto che esiste un po' in tutte le aziende: la maternità è una sorta di malattia, o un incantesimo, che ti ha tolto qualcosa. Tu sei lì a dire, spiegare, illustrare cosa intendi fare, corredata di motivazione, illuminata da una forza nuova, determinata a non vanificare ciò che hai fatto prima e gli altri ti si filano appena, perchè adesso sei una mamma e si da' per scontato che d'ora in poi tu abbia tutt'altro da fare e, peggio, che tu sia in grado di fare solo una cosa.
Neanche a dirlo io ricado nel secondo caso e diventerò nevrotica.
Temo perderò molto del mio aplomb al prossimo "Ma come ti senti?" o "Ma adesso cosa pensi di fare?" corredato quasi sempre da sguardo pietoso, manco fossi in convalescenza.
Tornare al lavoro non è una terapia riabilitativa, è riprendere il pieno ritmo della propria vita, come rientrare in un paio di vecchi jeans: hanno la tua forma, c'è stato un momento in cui non ci entravi più, ma poi li ritrovi.

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