Scena numero uno: settimana scorsa in un corridoio a scuola, Miriam mi viene incontro correndo.
Profe, profe, lo sa che ieri sull’autobus c’era una ragazza che leggeva la raccolta che ci ha detto lei?
Ah sì? E quale di preciso? (dati che negli ultimi giorni ho parlato di due o tre raccolte poetiche, dalla Dickinson a Sbarbaro, a Guerra…)
Quella di Edgar Lee Masters, quella del cimitero- mi dice banalizzando la mia cara alunna di seconda liceo.
‘L’Antologia di Spoon River’ intendi.
Sì proprio quella.
Lei tutta entusiasta è alla scoperta del mondo, è alla scoperta candidamente ingenua che quello che si legge a scuola per qualcuno può essere vita, emozione, passione. Non le dico niente a riguardo, le dico che anche De Andrè ne trasse ispirazione per un disco. Lei mi guarda sbalordita e interessatissima. Suona la campanella, mi saluta perchè arriva ‘quella di arte‘.
Scena numero due: sabato mattina a scuola.
Profe l’ho trovata in biblioteca.
-… Io sbalordita: ‘E hai iniziato a leggerla?’
Sì e ho anche trovato su You tube quelle canzoni che mi diceva.
‘E come le trovi?’
Belle profe, proprio belle!.
Rivedo in lei la me stessa di qualche anno fa, la me stessa di oggi di fronte a un libro nuovo. E’ bello scoprire che posso dare anch’io qualcosa di bello agli altri. E’ bello sapere che c’è qualcuno che ama scoprire ciò che va al di là della fatica di cercare.