Il piacere di raccontare: te lo ricordi?

Da Marcofre

Credo che siano in pochi in Italia a conoscere lo scrittore svedese Torgny Lindgren (in passato, quando scrivevo delle recensioni, mi sono occupato di qualcuno dei suoi libri pubblicati soprattutto da Iperborea).
Però quello di cui voglio parlare è altro.
Lui afferma che nei suoi libri cercava di continuare a raccontare là dove si era interrotta sua nonna…
Ohibò! Ancora la nonna?
Sì perché questa è l’occasione per ricordare ancora una volta quale dovrebbe essere lo scopo di chi scrive. Ma perché, ce ne dimentichiamo? Eccome!

Il piacere di raccontare

Certo, ciascuno è libero di scrivere un po’ quello che vuole, ci mancherebbe altro. Però se perdiamo di vista che scrivere vuol dire raccontare delle storie… Perdiamo buona parte del divertimento. Sul serio.
Il piacere di raccontare per raccontare e basta, senza altri fini che intrattenere, comunicare, è qualcosa che è andato perso. Almeno ufficialmente.
Qui se non sei tormentato, non sei nessuno. Se non sposi alla svelta qualche buona causa, ti guardano come se avessi rubato il carretto dei gelati ai giardini pubblici, al solo scopo di papparti tutto.
Scrivere è già difficile, perché renderlo anche cupo? Parlo io che, modestamente, faccio della cupezza la mia stella polare. Ma non sto mica dicendo che bisogna scrivere di gente che ride e sghignazza.
Parlo sempre di celebrare le erbacce.

Attento alla pianificazione

Pianificare una storia a volte rischia di spianarla. Io per esempio affermo che se scrivi un romanzo la pianificazione deve essere fatta, non c’è scampo. Altrimenti ti perdi per strada.
Tuttavia, se non lasci correre la mano, se insomma non insegui la preda, alla fine avrai solo un mare di chiacchiere, senza quella “sorpresa” che dovrebbe esserci. Non sto dicendo che la storia deve essere un fuoco d’artificio di sorprese: parlo di come TU dovresti muoverti. Se a un certo punto non senti di divertiti, fermati. Rileggi tutto perché a mio parere c’è qualcosa che non va. Hai perso l’ingrediente che davvero ti permette di restare incollato alla tastiera anche se fuori splende il sole. Significa che vivi quelle parole come un peso.
La pianificazione non può ingessare la tua storia. Devi lasciarle libertà: in questo modo potresti sviluppare idee semplici e geniali, che non avresti mai preso in considerazione se ti fossi affidato interamente alla pianificazione.
Come diavolo riesco a non uccidere la storia con un eccesso di pianificazione? Forse ripetendosi: “Fai attenzione. La realtà non è mai così semplice. Ogni uomo è un abisso”.