Marte è arido da più di 600 milioni di anni
Per tre anni ricercatori provenienti da Danimarca, Germania, Olanda, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti hanno esaminato singole particelle di suolo marziano raccolte durante la missione NASA Phoenix. La Phoenix, un veicolo spaziale robotico inviato da un consorzio internazionale guidato dall’agenzia spaziale americana, atterrò nella regione artica settentrionale di Marte nel maggio 2008.
Gli scienziati della missione, che controllavano il veicolo dalla Terra, usarono gli strumenti a bordo per cercare tracce di vita microbica, segni di abitabilità e analizzare ghiaccio e terreno sulla superficie. I dati suggeriscono che Marte è estremamente arido da oltre 600 milioni di anni. Ciò significa che in questo periodo nessuna forma di vita è potuta sopravvivere sulla sua superficie in un ambiente così ostile.
Le microscopiche particelle di argilla che si formano quando la roccia viene scomposta dall’acqua sono un importante indicatore del contatto tra l’acqua in forma liquida e il suolo, poiché formano un gruppo distinto nel terreno. I ricercatori, però, non hanno trovato nessuno di questi indicatori. Anche se le poche particelle con queste dimensioni che sono state analizzate erano in effetti argilla, esse costituivano meno dello 0,1% sul totale delle componenti del terreno nei campioni (l’argilla sulla Terra arriva a costituire fino al 50% o più del contenuto del terreno). Inoltre il suolo su Marte è stato esposto all’acqua in forma liquida al massimo per 5 mila anni a partire dalla sua formazione miliardi di anni fa.
Il suolo su Marte è ovunque abbastanza uniforme, dunque questi risultati possono sicuramente essere applicati all’intero pianeta rosso.
«Anche se vi è un’abbondanza di ghiaccio – commenta Tom Pike, dell’Imperial College di Londra – Marte sta sperimentando una super siccità che potrebbe durare da centinaia di milioni di anni. Riteniamo che il pianeta che conosciamo oggi sia in netto contrasto con la sua storia precedente, che ha avuto periodi più caldi e umidi e che potrebbe essere stata più adatta alla vita. Future missioni NASA ed ESA dovranno scavare più a fondo per cercare prove di vita, che potrebbero ancora trovarsi nel sottosuolo».