Il Pianeta Gemello, o del mistero di Piero Angela e delle certezze astronomiche di José Gabriel Funes (Specola Vaticana). E sulla strana vicenda Paolo Nespoli: sindrome “cocoon” dell’Agenzia Spaziale Italiana?

Creato il 01 agosto 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Come accade per tutti gli annoiati mortali del primo mondo digitale, anche il mio personale palinsesto televisivo lo costruisco da tempo grazie alla dvdteca in lingua originale, ai filmati youtube e a qualche raro programma televisivo in qualche canale che si fa guardare. Se sei stanziato in Italia, trovare canali che si fanno guardare quando hai un attimo da dedicare, diventa faccenda quanto mai importante, visto lo status quo del servizio pubblico televisivo ancora evidentemente pensato per i villici dei villaggi addossati ai castelli medievali (di qua dal fossato, s’intende!).

Funny enough, tra i tanti canali digitali che abbiamo a disposizione oggi, qualcosa di buono c’é. Il mio preferito è senz’altro FOCUS TV, dove è possibile vedere tanti documentari molto interessanti (fermo restando il fatto che i documentari stranieri sarebbe sempre meglio guardarli in lingua originale, e non solo per una questione di espressione linguistica). Il canale TV2000 è invece un canale digitale in cui mi sono imbattuta questo pomeriggio mentre facevo zapping. Il titolo del programma che stava già andando in onda comandava che colà mi fermassi: il pianeta gemello, evidentemente si stava parlando della Terra Bis di recente scoperta. Ecco una occasione – mi sono detta – per saperne di più. Mio malgrado non avevo visto che tra gli ospiti c’era Piero Angela, il divulgatore scientifico RAI per antonomasia, nonché padre José Gabriel Funes della Specola Vaticana….

Dico mio malgrado perché francamente non sono una fan né del primo né del secondo. Quando si tratta di divulgazione scientifica il mio modello è il dottor Brian Greene, fisico teorico e scrittore molto noto per il suo indefesso lavoro di divulgazione delle teorie della Nuova Fisica e della M-Theory in particolare. Di questo signore (anche molto bello, il che non guasta mai), ammiro lo straordinario know-how, la capacità comunicazionale, il tocco moderno, la passione con cui fa il suo lavoro, anche il senso del low-profile. Un senso del low-profile che a mio avviso manca al pur bravo dottor Angela. Di fatto per quanto mi riguarda il mistero che circonda Piero Angela è senz’altro più fitto di quello che circonda le possibilità di vita su Kepler 452b: ma perché è ancora lì? Perché la RAI continua ad ammorbarci con questi programmi stile Istituto Luce che mancano di tutto ciò che davvero porta a queste eccezionali scoperte, ovvero della passione e del coraggio che serve per percorrere le nuove strade snobbate dal mainstream.

Detto altrimenti, nel mio privato orizzonte scientifico il dottor Angela è espressione plastica (e datata, mi perdoni) di quel mainstream che ha avuto nella Chiesa Cattolica dei padri José Gabriel Funes et compagnia il suo principale cane da guardia… di quelle correnti a loro modo anti-illuministiche sconfitte solo grazie ad atti di eroismo intellettuale e sacrificio personale di moltissimi scienziati di ogni tempo. Che poi d’accordo con l’ufficialità, d’accordo con le necessità presenzialistiche, d’accordo con il vogliamoci-bene-universale, ma dover sentire il direttore della Specola Vaticana che dichiara pubblicamente di come nell’universo ci sarebbero cento miliardi di galassie non è solo diseducativo in senso tecnico, ti fa pure incazzare. Fortuna che è Ferragosto e siamo tutti più buoni (anche io ma solo perché fa caldo), e dunque diamo atto al Padre che non stesse dando numeri quanto piuttosto che stesse dando per sottintesa l’espressione “universo visibile”, mentre il numero di galassie di quello stesso universo visibile lo abbia ridotto per meglio venire incontro alle necessità educazionali e immaginifiche del volgo.

Che poi a ben pensarci il problema del mistero di Piero Angela e del Vaticano ancora impegnati a dirimere in tv (pure nei canali digitali!), sui profondi misteri dell’universo al posto di Greene, Witten, Hawking, Gianotti et compagnia, arriva comunque ben secondo rispetto a un dubbio spaziale che mi sta tormendando da qualche giorno a questa parte: ma perché l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) – in tempi recessivi, in tempi in cui la tecnologia sta facendo passi da gigante molto veloci, in tempi in cui bisogna cogliere la palla al balzo per fare un training quanto più completo ad ogni nostro giovane brillante – ha scelto di mandare il sessantenne astronauta Paolo Nespoli per la terza volta nello spazio? Perché ci siamo dovuti sorbire nei vari telegiornali aneuronici (di fatto, nessun giornalista a posto la pregnante domanda), immagini da una conferenza stampa in cui costui ringraziava i “capi” (fortuna che non eravamo a Corleone e Mario Puzo non è comunque più tra noi!) e parlava di t-shirt, magliette polo, giacca e cravatta?

Il tremendo sospetto che sorge nello spettatore accorto è che purtroppo anche le nostre partecipate “cutting edge” obbediscano alle logiche del nepotismo e del favoritismo piuttosto che a quelle dell’interesse scientifico nazionale. Il dubbio è lecito, perché l’alternativa sarebbe il dover pensare che non abbiamo giovani capaci da “formare” in questi “field” importantissimi. Francamente che il nostro paese manchi di queste professionalità io non lo crederò mai: i nostri scienziati e  i nostri ingegneri fortunatamente per noi vivono dimensioni qualitative diverse da quelle dei nostri politici, anche perché se così non fosse non saremmo qui a parlarne, staremmo ancora tutti up-the-tree intenti a dipingerci la faccia di blu.