Il piccolo principe di Mark Osborne: la recensione

Creato il 25 dicembre 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Osborne cerca il fanciullo in ognuno di noi. Ammaliante, ma solo a metà

Adattamento animato del romanzo di Antoine de Saint Exupéry, il film diretto da Mark Osborne nella prima parte fa sognare a occhi aperti soprattutto gli adulti, mentre nella seconda attualizza il modello dello scrittore francese, con una variazione sul tema che non convince del tutto.

Una bambina si trasferisce con la madre in un nuovo quartiere. Qui dovrà impegnarsi nello studio secondo un planning estremamente dettagliato che le permetterà di entrare nella prestigiosa Accademia Werth. Il vicino di casa è un anziano aviatore, che comincia a raccontare alla bambina la storia del suo incontro, avvenuto anni prima, con un piccolo principe, giunto sulla Terra dopo un viaggio tra gli asteroidi.

Il piccolo principe è un film atteso da tanti per diversi motivi. Sicuramente uno di questi è che la produzione della pellicola è affidata alla Dreamworks, una grande casa cinematografica che ha fuso l’attuale computer grafica con un’animazione in stop-motion, che rimanda ai disegni che accompagnano le pagine del capolavoro di Saint Exupéry. L’effetto iniziale è lodevole perché c’è un forte contrasto tra il grigiore metropolitano in cui si sviluppa la vicenda della bambina e il mondo colorato che le si apre davanti agli occhi nel giardino dell’anziano aviatore e nella storia da lui raccontata, che vede come protagonista il piccolo principe.

La storia de Il piccolo principe non è solamente conosciuta, ma ammirata e celebrata da decenni come un manifesto per bambini e adulti, sull’importanza di non dimenticare e sulla ricerca del “fanciullino” che è in ognuno di noi. Per questo motivo Osborne taglia e cuce la storia per snellirla e concentrarsi sugli aspetti più importanti, mentre recupera la dimensione giocosa di una bambina affetta da precoce adultismo, supportata da un madre, che spera per lei il raggiungimento di obiettivi in breve termine, mentre il padre ha “abbandonato” la famiglia per dedicarsi al lavoro. Tale sezione di pellicola è accompagnata da un’animazione in stop-motion raffinata e sognante, che fissa i cardini della storia dell’incontro con il piccolo principe, raccontata dall’anziano aviatore, ovvero la rappresentazione di Antoine de Saint Exupéry. Eppure qualcosa nella seconda parte del film scricchiola e lascia a desiderare, laddove la tematica si fa ridondante e la variazione visiva perde quella fondamentale caratteristica sognante.

Favola principalmente per adulti e nella quale c’è una forte denuncia nei confronti del capitalismo sfrenato che affossa il “bambino interiore che è in ognuno di noi”, Il piccolo principe è un gioco visivo, fatto di contrasti cromatici ed evocativi. La poetica di Saint Exupéry (perlomeno nella prima parte) rimane intatta e si esplica attraverso la ripetizione dei “brani” più celebri dell’opera francese. Un’operazione parzialmente riuscita che non si fa disdegnare e che, giocando su due piani estetici opposti, diviene un confronto convincente tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. Dopotutto l’importante è non dimenticare e allontanare quel grigiore asettico e privo di emozioni. Proprio come fa Osborne in chiusura di pellicola.

Uscita al cinema: 1 gennaio 2016

Voto: ***


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