Il Piccolo Principe: il fascino di una favola senza tempo

Creato il 08 agosto 2014 da Arscreativo

Il Piccolo Principe: il fascino di una favola senza tempo
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Pochi sono i libri capaci di attraversare lo spazio e il tempo, di inserirsi in quella dimensione metafisica in cui la data di pubblicazione non ha più importanza e il messaggio arriva sempre, forte e chiaro, in qualsiasi lingua lo si traduca. Superano i confini delle culture e delle generazioni, diventano immortali e universali, arrivando a toccare i cuori di milioni di persone.

Il Piccolo Principe ha compiuto 70 anni lo scorso anno, ma nessuno potrebbe mai definirlo un libro vecchio. Lo lessi la prima volta da bambina – avrò avuto si e no otto anni – e ricordo che rimasi colpita dalla trama fantasiosa e dalle illustrazioni a colori. Lo lessi tutto in una sera, curiosa di scoprire alla fine cosa sarebbe successo a quel bambino, e rimasi delusa, non capendo che il valore di questa (e di ogni altra) storia sta nel viaggio, non nella sua conclusione.

Complice la mia nuova agenda Moleskine, dedicata proprio al racconto di Saint-Exupéry, mi sono trovata a ripensare al Piccolo Principe e ad osservare come, recentemente, la sua popolarità sia cresciuta enormemente, attraversando i confini dell’editoria, per diventare un tema ricorrente di mini-collezioni, citazioni e decorazioni. Certamente si tratta di un libro con cui molti di noi sono cresciuti, ed é altrettanto innegabile che la sua enorme fama lo renda un facile oggetto del merchandising, ma – marketing a parte – come spiegare un così rinnovato interesse verso questo libro? Sono andata in libreria e l’ho comprato.

Il Piccolo Principe é un libretto sottile e poco costoso. Indipendentemente dalla casa editrice, dalla collana e dall’edizione, si presenta sempre uguale, con la copertina bianca e le illustrazioni originali dell’autore, il titolo in corsivo nero e il testo in un font grande e facile da leggere. È bello riacquistare un libro dopo tanti anni, e trovarlo esattamente identico a come lo si ricordava. Come la prima volta, l’ho letto tutto d’un fiato, ma a differenza della prima volta, l’ho amato tantissimo.

Le illustrazioni naïf enfatizzano l’atmosfera sognante che si percepisce durante la lettura, e trasmettono quella raffinata malinconia che si ritrova spesso nell’arte e nella letteratura francese. Il racconto è un piccolo capolavoro: una storia autobiografica, in cui l’autore ritrae se stesso adulto e se stesso bambino, in un viaggio alla scoperta del potere dell’immaginazione; del significato dell’amore e dell’amicizia; dell’importanza di prendersi cura di qualcuno, di andare oltre ciò che appare e di apprezzare le piccole cose. In un mondo in cui i sentimenti sono troppo spesso strumentalizzati dal moralismo qualunquista, dalle crociate dei valori e dalle frasi fatte, Il Piccolo Principe parla di cose importanti in maniera sottile e delicata, affronta temi complessi con leggerezza, insegna senza supponenza.

In una realtà in cui affezionarsi ad un oggetto, tenerlo con sé e vederlo usurarsi nel tempo non va più bene, perché tutto deve essere nuovo e immacolato, in cui affannarsi a frequentare la gente che conta e socializzare con tutti è fondamentale per sentirsi approvati, Il Piccolo Principe trasporta il lettore in un universo in cui è ancora possibile apprezzare la bellezza di un tramonto, i petali di una rosa e la compagnia di un vero amico.

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