di Mark Osborne
Voto: 8 e 1/2/10
Quando un mistero è così sovraccarico non si osa disobbedire.
L’aviatore
Una Bambina e sua Madre si trasferiscono in una nuova casa per permettere alla bimba di frequentare una scuola prestigiosa. Infatti la Madre ha pianificato per la piccola un’esistenza magnifica, a patto di seguire un serratissimo programma a cominciare da quell’estate, in cui ogni attività per ogni ora della giornata della Bambina è stata precedentemente stabilita. A rovinare i piani dell’organizzata genitrice ci si mete il vicino di casa, un vecchio Aviatore da tutti considerato un po’ svitato, che si mette a raccontare alla Bambina la storia del suo incontro con il Piccolo Principe.
Da quando per la prima volta ho sentito che doveva uscire un film dedicato al Piccolo Principe, ho desiderato andarlo a vedere, e insieme temuto la cosa, per paura di rimanerne profondamente delusa. Poi appena ho visto che era in programmazione nella mia città ho deciso di superare le paure e il 20 gennaio sono andata a vederlo. E mi è piaciuto moltissimo! :)
La trama è costituita da una cornice che racconta la storia della Bambina che incontra l’Aviatore che le racconta la storia del Piccolo Principe. Personalmente approvo fortemente questa idea: se il film fosse stato solo sul Piccolo Principe avrebbe probabilmente necessitato di aggiunte per renderlo un po’ più lungo, e sono sicura mi avrebbe alla fine deluso. In questo modo la storia, pur se con qualche taglio, rimane intatta, anche perché mediata dal racconto orale della persona che ha vissuto queste esperienze. Una cosa che forse invece mi ha un o’ stupito è che il tema centrale del film mi è parso fosse l’accettazione della morte, uno che francamente non mi sarebbe venuto in mente di associare a questo romanzo.
L’ambientazione del film è una non meglio precisata grande città, in cui tutti gli adulti vivono incapsulati in case tutte uguali, macchine tutte uguali, percorrendo strade tutte uguali, compiendo gesti tutti uguali, e cerando di invischiare in questa vita schematica anche i bambini. L’Aviatore fa eccezione: la sua casa è disordinata, asimmetrica, un po’ cadente, in mezzo a un giardino rigoglioso e selvaggio, dove è parcheggiato il suo aereo.
I personaggi di questo film sono tutti senza nome (l’Aviatore, la Bambina, la Madre) così come lo erano quelli del libro (la Rosa, la Volpe, il Piccolo Principe). Paradossalmente è proprio quest’ultimo ad acquistare ad un certo punto un nome vero, diventando Mr Principe. Il libro terminava con la richiesta dell’autore ai suoi lettori di avvisarlo se per caso avessero incontrato il Piccolo Principe. Il film prende sul serio questa richiesta, tanto che il momento in cui la storia si distacca maggiormente da quella originale la Bambina va alla ricerca del Piccolo Principe, e lo trova cresciuto. Immagino che questo abbia fatto rimanere male molti fan del romanzo, ma a me invece l’idea non è dispiaciuta, anzi, i ha intrigato questo Mr Principe che ha dimenticato la sua infanzia e il suo incontro con l’Aviatore, ha scordato perfino la sua Rosa, ma non riesce comunque a integrarsi nel mondo degli adulti, sentendosene sempre distaccato. Alla fine grazie alla Bambina ricorderà, e ritornerà (letteralmente) Bambino anche lui. Per questo personalmente mi è piaciuta molto questa parte: è facile rimanere bambini, quando si è effettivamente ancora bambini. Il difficile è, una volta adulti, saperci ritornare.
Restando sempre in tema personaggi, il mio preferito senza alcun dubbio è la Volpe di pezza, pucciosissima a livelli esorbitanti! Se non ne fanno un pupazzo vero da vendere non sanno proprio cosa sia il marketing.
I disegni del film sono molto belli, molto realistici come sono ormai la maggioranza dei lungometraggi d’animazione. Quando però vediamo la storia del Piccolo Principe lo stile è diverso, e mi è piaciuta molto questa idea: i disegni sono proprio fatti di carta (credo realizzati con la stop motion), come se la storia stesse prendendo vita direttamente dalle pagine. E, soprattutto, sono proprio nello stile dall’autore, quello così riconoscibile di cui parlavo anche nel commento al libro.
Commento generale.
Come c’era da aspettarsi, mi sono commossa moltissimo guardando questo film. La storia del Piccolo Principe mi commuove sempre molto, e le aggiunte di vicende e personaggi fatte in questa versione sono riuscite a toccarmi ugualmente. La storia ricorda un po’ Peter Pan, col desiderio di non crescere e la malinconia dovuta al fatto che è inevitabile. Meno triste, però, e più concreto, soprattutto perché il tema centrale, come ho detto, è diventato quello dell’accettazione della morte come parte della vita. Un film fatto davvero bene sotto tutti i punti di vista, che ha saputo portare sul grande schermo una storia immortale senza deludere (almeno così è stati nel mio caso) coloro che amano il libro.
Titolo: Il Piccolo Principe
Titolo originale: Le Petit Prince
Regia: Mark Osborne
Anno: 2015
Paese: Francia
Genere: animazione, fantastico
Soggetto: Antoine de Saint-Exupéry (romanzo), Mark Osborne e Bob Persichetti
Sceneggiatura: Irena Brignull
Musiche: Richard Harvey, Hans Zimmer
Casa di produzione: Onyx Films, Orange Studio, On Entertainment
Distribuzione: Lucky Red Distribuzione
Doppiatori originali/italiani: Riley Osborne / Lorenzo D’Agata (Piccolo Principe), Rachel McAdams / Paola Cortellesi (La Mamma), Mackenzie Foy / Vittoria Bartolomei (La Bambina), James Franco / Stefano Accorsi (La Volpe), Marion Cotillard / Micaela Ramazzotti (La Rosa), Jeff Bridges / Toni Servillo (L’Aviatore), Benicio del Toro / Alessandro Gassmann (Il Serpente), Ricky Gervais / Alessandro Siani (Il Vanitoso), Albert Brooks / Giuseppe Battiston (L’uomo d’affari), Bud Cort / Pif (Il Re), Paul Rudd / Angelo Pintus (Il Signor Principe)
Link al film: sito ufficiale – Wikipedia – IMDb