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IL PIEDE E L’ORMA: dalle parti di Camus (n.2, luglio-dicembre 2010). Rivista diretta da Alfonso Cardamone.

Creato il 01 giugno 2011 da Retroguardia

IL PIEDE E L’ORMA: dalle parti di Camus (n.2, luglio-dicembre 2010). Rivista diretta da Alfonso Cardamone.Aa.Vv, «Il piede e l’orma: dalle parti di Camus», Anno I, n.2, luglio-dicembre 2010, Pellegrini editore, pp. 232, € 20,00

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di Francesco Sasso

Letto il primo numero (gennaio-giugno 2010) [qui la mia recensione], il mio pensiero sulla rivista non muta dopo la lettura del secondo numero. Le aspettative del sottoscritto sono state appagate. E detta in breve, parliamo di «Il piede e l’orma », rivista di cultura, di critica, di buone intenzioni, libera da speciali credi teorici, aperta alla società, alla letteratura e all’arte.

Il secondo numero de «Il piede e l’orma » ha il sottotitolo «Dalle parti di Camus» (luglio-dicembre 2010) cioè, come si può facilmente dedurre, esso è dedicato alla figura dello scrittore franco-algerino e alla questione coloniale. Infatti leggiamo nell’editoriale:

«Spogliato il destino dell’uomo di tutte le incrostazioni metafisiche e ideologiche, sollevato il velo pietoso delle cieche speranze, resta l’assurdo della vita fine a se stessa, il deserto delle domande senza risposta. Ma restano anche il calore e l’estasi della meridianità dei sensi e del pensiero e l’impegno, tanto più cogente quanto frutto di scelta libera e gratuita, che della rivolta solitaria dell’individuo contro l’assurdità dell’umano destino fa la base della rivolta solidale contro la supplementare, odiosa e inaccettabile assurdità della violenza della società e del potere.

Perché parlare di Camus oggi, a parte gli anniversari accademici tradizionali e i recuperi di comodo che lo restituiscono ai suoi sempre troppo pochi lettori con l’aureola del santino?

Perché Camus rimanda a un’epoca del Mediterraneo e della storia che è presente, ancora oggi, nel panorama della cultura europea: quella delle migrazioni e delle lotte per l’auto-affermazione della propria identità.

Perché Camus rappresenta un modello di scrittura e di adesione alla realtà che ne fa un esempio rilevante e invendicato di intellettuale capace di coniugare impegno e creatività.

Perché Camus costituisce una sintesi tra arti diverse con un unico obiettivo: l’uomo …

Camus è un pensiero che incontri all’incrocio di una via. Puoi ignorarlo, osservare il traffico e passare oltre. Ma se lo guardi, se lo osservi con lo sguardo impudico dell’innocente, segna senso, direzione e verso della tua strada. Ed il cammino non è più lo stesso o, in realtà, non è mai stato.

Il Novecento letterario si chiuse, forse, nel segno di Jorge L. Borges e Marguerite Yourcenar, i quali si dichiararono apolidi. Già dopo la prima guerra mondiale si sviluppò nella Mitteleuropa una vasta letteratura degli Heimatloser (senzapatria). Quella letteratura, di là dalla considerazione delle sofferenze di coloro che la vissero, è ricchezza di un mondo senza confini, senza bandiere, senza la peste novecentesca dei nazionalismi, che non a caso bruciava nelle piazze quei libri, che oggi leggiamo, a dispetto di tutti i poteri. Albert Camus, sebbene lontano dalla Mitteleuropa, è foriero di culture molteplici, anche perché mai impegnato nella ricerca dell’appartenenza.

L’esperienza di Camus sembra faccia capo ad una intersezione di linee di ricerca, e si riassuma in un meticciato culturale, potremmo dire servendoci di una definizione oggi particolarmente in uso, che rende il suo punto di vista decentrato, altro da quello dominante e che, comunque se ne giudichino le singole risultanze, rende un contributo fondamentale al sapere d’occidente. Un contributo interessante per i riesami critici che ci invita a compiere, per le prospettive che apre, per la forza con cui può irrompere utilmente nella nostra contemporaneità prestando strumenti per interpretare e “addestrarci” a governare virtuosamente i processi della globalizzazione.

Il suo meticciato ha radici nella storia di Camus, nei territori diramati della sua azione, nella doppia “cittadinanza” che l’ha contrassegnata; e si esprime in politica, in filosofia, in letteratura: campi l’uno correlato all’altro in pronunciate dinamiche interattive. In letteratura, particolarmente, esso innesca una serie complessa di rapporti tra tradizione e avanguardia, sul quale ancora conviene riflettere per rileggere il Novecento e per tracciare, scansando e contraddicendo mercificazione e omologazione, le vie letterarie che saranno.

Questo secondo fascicolo di Il piede e l’orma si conclude, come il precedente, con un ponte gettato verso il successivo: Margini. Un ponte che, se da una parte (il saggio), si edifica sulle macerie dell’umanitarismo camusiano la cui campata universale non ha retto la massa critica del postcolonialismo; da un’altra (i racconti), interiorizzata la “lettura” di Camus, si costruisce sulle potenzialità delle dinamiche contemporanee, attualizzandone e profetizzandone alcuni aspetti della complessa dialettica identità/appartenenza.» (pp.3-4)

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Ma Camus è uno scrittore dalle tante facce, personalità ben complessa. Cosicché gli studiosi che hanno collaborato a questo numero si sono concentrati in particolar modo sulla figura di Camus umanistica del Novecento, hanno poi indagato sulle reali cause del conflitto con Sartre e la fraintesa questione dell’indipendenza dell’Algeria, hanno messo in luce alcuni aspetti anarchici del suo pensiero, come pure le influenze letterarie del mondo classico. Tuttavia insieme a Camus emerge anche l’Algeria coloniale e rivoluzionaria, la feroce lotta per l’indipendenza, lo scontro fra le varie tendenze rivoluzionarie, il fallimento di un popolo.

Per concludere, questa rivista si qualifica soprattutto per l’impegno etico-civile, e non meraviglia che, nelle linee maestre attraversate, gli intellettuali-collaboratori sono alieni da ogni estremismo ideologico di tante riviste contemporanee. La mobilitazione di ottimi intellettuali su un così largo ventaglio di temi, vedi anche il primo numero, giova ad attivare problematicamente la vita culturale italiana contemporanea e ad orientarla, si spera, nella direzione dell’impegno civile. L’africa settentrionale che oggi si ribella è figlia di un passato che ha in Camus il suo simbolo.

f.s.

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