Il piede vellutato di via 24 Maggio

Creato il 16 giugno 2011 da Vivalafidal
La carriera di Alberto Billone non è iniziata con la musica.
La Dea del pentagramma è arrivata dopo, prima c'è stata una parentesi, nemmeno troppo corta, che narra le gesta di un Billo (in arte Cicillo) che ha calcato i polverosi campi della Guardiana con addosso la maglia biancorossa della Lastrigiana.
Un calciatore nato stopper, ma con un piede fatato. Quasi un ossimoro. 
Siamo andati a trovarlo, o meglio, ci siamo fatti una pizza insieme, e tra un bicchier di vino e l'altro, sentite cosa ci ha detto...
Alberto Billone, stopper storico della Lastrigiana, cosa ci vuoi raccontare della tua 'infanzia' calcistica alla Lastrigiana?
Sono stato stopper della Lastrigiana per diversi anni, ma vi dirò di più, nel '91, se non ricordo male, eravamo in 4 a cominciare: io, il Manzi, il Dainelli e il Veltro con l'allenatore Dino Senese e l'indimenticato Italo Fallani. Ben 8 anni alla Lastrigiana e poi la carriera calcistica è stata abbandonata per un altro sport.
E' stata un' esperienza molto bella e non nascondo che quando giocavo con i colori biancorossi ero il numero 5 e giocavo in coppia con Pietro Marinesi numero 6 che faceva il ruolo di libero...
Un allenatore al quale sei affezionato?
Sicuramente l'allenatore che mi ricordo meglio è Giovanni Landolfi, con il quale, la Lastrigiana classe 1984, ebbe un momento di gloria nelle categorie giovanili. L'unica pecca con Mister Giovanni è che con lui si arrivava sempre secondi, terzi, si sfiorava sempre il primo posto.
Quale partita resterà per sempre nella tua memoria?

repertorio: aurelio ripara le buche al campo della Lastrigiana

Tre partite: quella in cui ho fatto il mio primo goal su rigore, Diego Manzi mi disse: "hai tirato benissimo perchè hai messo la palla nel 'sette'". Io non sapevo neanche cosa volesse dire "il sette". In realtà impiegai tutta la forza che potevo perchè essendo cicciottello fin da piccino, avevo un tiro abbastanza potente.
Poi mi ricordo una partita del Ganugi, con una squadra che aveva il colore giallo, forse la Cattolica Virtus, dove mi fecero fallo e mi sbraciolai in maniera seria, tanto che nei giorni successivi, mi chiamavano il "braciola", perchè avevo una macchia di graffi sulla coscia. Ricordo ai più giovani che, alla Guardiana, non c'era ancora l'erba sintetica, ma praticamente il ghiaino ed era molto bello, la mota ci rendeva bambini "vissuti".
La terza partita è contro lo Sporting Arno, squadra storica della nostra infanzia, in cui procurai un rigore e negai totalmente di aver fatto fallo: feci uno sgambetto incredibile all'attaccante.
nel frattempo, ci riportano altre bottiglie di vino...
Ho giocato ben due Ganugi, del resto conosco solo il Pellinacci Dario che ne ha giocati 3...
Qual è il compagno di squadra che ricordi con maggior affetto?

"5" stile di vita: parola dei fratelli Jackson

Quelli con cui ho cominciato a giocare (sopracitati N.d.R), ho un ricordo indelebile dei primi tocchi a muro a sei anni, quando l'allenatore ti diceva: "passala al muro e lui te la ripassa".
Quindi Antonio Veltro, un bambino storico della nostra infanzia e Diego Manzi, inoltre il giornalista qui davanti (Pietro Marinesi n.d.r) perchè compagno di reparto, il quale ora mi viene in mente giocava con il numero 5 ed io con il numero 6, ed il libero aveva la funzione di dire: "salire".
In vent'anni il gioco del calcio è cambiato ed il libero ha perso la sua funzione... (un velo di malinconia traspare nelle parole dell'intervistato)

il dopo intervista: billo si concede ai fotografi

Comunque il numero 5 me lo sento cucito addosso, ce l'ho avuto anche nella pallacanestro e mi accodo a questa cosa per rispondere ad un'intervista che ho letto su vivalafidal.com: io ho avuto il numero 5 in maniera assoluta dal primo giorno delle elementari, alle medie ed anche alle superiori e vi dirò di più: anche a catechismo!!
Sono d'accordo quindi che il 5 deve essere uno stile di vita, ma deve esserlo al 100%, anche perchè mi ricordo che quando giocavo numero 5 alla Lastrigiana, c'era una persona che giocava numero 2, era secca e alta e non voglio fare nomi, ma mando un grande bacione a Pippo.
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Pietro
viva la fidal

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