Il pieno e il vuoto

Creato il 22 ottobre 2010 da Andreapomella

Alle sette e un quarto del mattino l’ufficio è deserto, brilla la luce elettrica delle cinque lampade al neon, sibila l’interruttore di qualche macchina, un computer, una fotocopiatrice, un fax. Fuori è ancora l’alba, dentro c’è l’anta di un armadio rimasta aperta dalla sera prima, sussurra segreti. Nei corridoi è ancora silenzio, ma non durerà per molto. Se vuoi capire l’anima delle cose devi venire qui, a quest’ora del mattino, e guardare uno ad uno gli oggetti e la loro disposizione. Proprio davanti a me c’è un brutto mobile raccoglitore, è fatto di un materiale ferroso, forse lamiera, su ciascun cassetto c’è appiccicata un’etichetta con su scritto un nome. Sulla sommità qualcuno ha posto quattro toner vuoti e una bottiglia di plastica, anch’essa vuota. I nomi, i toner e la bottiglia di plastica sono vuoti allo stesso grado. Qui tutto è vuoto, anche le scrivanie che fra poco si riempiranno di impiegati, resteranno vuote anche dopo. C’è una bacheca alle mie spalle, qualcuno ha pensato di ingentilire questo posto appuntando delle foto, c’è un cane dietro una staccionata, c’è un attore famoso, c’è un gatto con gli occhi sbarrati, c’è tutto quello che pensi di poter trovare nell’anonimato di un ufficio come questo. Un ufficio alle sette e un quarto del mattino non è molto diverso da una camera d’hotel. Tra poco verrà anche la donna delle pulizie a passare il suo panno statico per raccogliere la polvere sul bordo delle scrivanie. A questo genere di ceneri non viene riservata alcuna sepoltura.

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Quando i Giapponesi sistemano i fiori, viene preso
In considerazione lo spazio tra i fiori,
la forma dello spazio tra loro.

(Ellen Bass)