A 5 giorni dallo spegnimento degli altiforni dell’ILVA continua il “ping pong” della politica mentre i lavoratori e i cittadini vivono sulla “propria pelle” il dramma di chi non sa cosa riserverà loro il futuro. Se un futuro fatto ancora di industrie, di turismo, di agricoltura o di nulla. Lo scrittore Dino Buzzati, cinquant’anni fa aveva definito quella fabbrica una “cattedrale di metallo e vetro” che avrebbe reso “moderni gli uomini che venivano dai campi”.
E oggi quegli uomini (e quelle donne) sono molto preoccupati per lo scenario che va profilandosi. A Taranto non si spengono solo due altiforni ma si ferma uno stabilimento che dà da vivere a 15 mila persone. Paradossalmente finchè gli altoforni sono in funzione i riflettori sulla città (e l’attenzione dei media) rimangono accese: la storia di Piombino insegna che una volta spenti, gli abitanti sono abbandonati al proprio destino e diventano solo una delle tante emergenze da gestire ai tavoli della politica.
Intanto la fibrillazione tra i lavoratori e’ molto forte. “Aggravata anche dal silenzio e dal comportamento strano dell’Ilva che non prende alcuna posizione. In queste ore dovrebbe dire cosa vuol fare e invece dall’Ilva abbiamo solo silenzi”. Lo dichiara Antonio Talo’, segretario della Uilm di Taranto, dopo la direttiva consegnata due giorni fa all’Ilva da custodi e Procura che obbliga l’azienda ad avviare le operazioni di spegnimento degli impianti entro 5 giorni, altrimenti saranno gli stessi custodi a farlo con personale esterno. “La mossa dei custodi non mi sorprende – dice Talo’ – non e’ la prima volta che piombano decisioni drastiche il sabato sera. E quasi sempre accade nel momento in cui si sta lavorando a qualcosa che va in direzione delle loro richieste o si e’ annunciato qualcosa. Una coincidenza molto singolare, come se Procura e custodi volessero marcare la linea. A questo punto, provocazione per provocazione, dico: era ora che la fabbrica si fermasse. Se custodi e Procura parlano di reiterazione del reato, se dicono che l’Ilva sta continuando a determinare malattie e morti da inquinamento, e’ bene che si fermi. D’altra parte, sono i custodi che stanno gestendo gran parte della fabbrica dallo scorso 25 luglio, dalla data del sequestro, e da allora l’Ilva non si e’ mai fermata. Domani come Uilm avevamo in programma con la Fim Cisl le assemblee – dice il segretario della Uilm – che la Fiom Cgil nei giorni scorsi ha fatto per conto proprio. Vedremo che fare, certo”.
E nessun commento viene per ora dall’Ilva sulla stretta impressa da custodi e Procura alla fabbrica. Fonti aziendali si limitano a dichiarare “che sono in corso diverse riunioni, anche oggi, e che nelle prossime ore l’Ilva assumera’ una sua posizione ufficiale e la fara’ conoscere”.