Il pittore e la modella. Da Canova a Picasso.
TREVISO, Casa dei Carraresi
Via Palestro, 33/35
13 novembre 2010 -13 marzo 2011
Il pittore e la modella: argomento quanto mai affascinante! Godere la sua rappresentazione visiva nel percorso di un’esposizione, capace di evidenziare svariati aspetti di questo inesauribile rapporto, era per me un’aspettativa davvero piacevole e stimolante.
Dopo aver visto la mostra attualmente presente nella Casa dei Carraresi a Treviso, non posso dire di esserne rimasta pienamente soddisfatta. Il titolo completo recita: “Il pittore e la modella. Da Canova a Picasso.”; infatti l’esposizione, curata da Nico Stringa, docente di Storia dell’Arte contemporanea a Ca’ Foscari, propone un itinerario attraverso due secoli, prendendo spunto da un mito nato durante l’epoca neoclassica ed il primo romanticismo, quello cioè dello stretto legame, non solo di lavoro, tra artista e modella, mito che poi ha avuto una fortuna ininterrotta fino al Novecento.
Le prime sale illustrano con ampiezza di materiale la moda neoclassica di far rivivere inpittura episodi storici e mitici; in questo caso, l’amore di Pigmalione, ad esempio, e poi svariate declinazioni della celebre quanto enigmatica relazione tra Raffaello e la Fornarina. Fin qui, si tratta di pittori dal tocco a volte raffinato, ma più spesso vicini ad un aserie di stereotipi poco originali e stimolanti, sia dal punto di vista stilistico che sotto l’aspetto del contenuto e della psicologia.
Dove però la mostra difetta di approfondimento, e talora anche di coerenza, è nelle sale successive; qui, vengono presentati alcuni pittori come Favretto o Zandomeneghi, e le loro visioni a volte un po’ ironiche di studi con modelle, mentre i loro contemporanei francesi sono scarsamente rappresentati (un Renoir poco significativo,ad esempio), e lì invece ci sarebbe stato ben altro pascolo per lo sguardo e ben più ampio spunto per riflessioni, tenendo anche presente il salto di qualità che fecero alcune modelle divenute pittrici a Parigi.
Curiosi e molto interessanti alcuni pittori del Nord, che sconfinano dall’impressionismo all’espressionismo, e dipingono figure femminili nude in assoluta tranquillità in mezzo alla natura, o disinvolte e fiere in ambienti interni. A parte Munch, dove la modella non ha volto e il pittore nasconde il suo; chiaro sintomo di un profondo conflitto interiore.
Non discuto l’interesse del ciclo di stampe che Picasso dedicò al tema; qui i critici parlano di un ritorno alla mitologia, dopo la parentesi del pieno Ottocento che aveva umanizzato le modelle, ma si tratta di una “mitologia quotidiana”. La donna, che ha perso la sua aura ideale tipica del Romanticismo, è divenuta creatura viva ed attiva nella seconda metà del secolo, e Picasso ne rivisita il ruolo ed il rapporto con l’uomo-artista con il suo segno dissacrante ed uno sguardo in bilico tra l’incanto e l’ironia.
In altre parti della mostra, viene esplorato il tema della modella non professionale: moglie, madre, amica, sorella o amante, il pittore la ritrae con occhio nuovo ed un diverso interesse nel caratterizzarla come individuo specifico, essere umano unico. Nell’ambito di questo tema, vediamo rappresentanti di diverse correnti artistiche, dai pittori del Vero ai Divisionisti, dai Simbolisti alle Avanguardie. Gli esempi presenti in questte sale, però, non sono tranne in qualche caso, di livello artistico eccezionale, e spesso l’esposizione è confusa, con accostamenti temporali poco plausibili.
Personalmente, mi ha emozionato il ritratto di Boccioni che dipinge la madre vista di spalle: si volta a guardare lo spettatore con uno sguardo così vivo, emana un saldo calore dalle spalle ampie e sfonda la tela, lei già anziana, ben più delle circostanti giovani modelle. Grazie alla strepitosa e personalissima tecnica del giovane Boccioni, non ancora futurista, questa donna è caricata di un’intenso fluido vitale che esplode fra strisce e schizzi – apparentemente casuali – di rossi verdi e gialli.
Le ultime sale espongono la “distruzione” dell’unità, fisica e psicologica, della modella, in seguito alla crisi dell’individuo contemporaneo: il Novecento dipinge donne sfasciate e ricomposte, frammenti e dettagli di persone solo a tratti riconoscibili nel loro sesso. Quest’ultima sezione si conclude con una modella a figura intera vista di spalle da Guttuso; la donna contempla un’icona dei fumetti, dall’occhio seduttivo palesemente disegnato. Chi in realtà sia la modella, non ci è dato saperlo; il suo volto è celato come quello della Medusa, nascosto e distrutto dai suoi capelli-serpenti in un quadro vicino, dello stesso Guttuso.
Mi sono piaciuti maggiormente due quadri, sorprendentemente delicati, di Hugo Pratt, il celebre fumettista qui in veste di pittore: le sue donne, pur viste attraverso scorci che le svelano solo in parte, dialogano con il visitatore, Hugo le ha vestite con una campitura cromatica leggera e con il suo segno sicuro e disinvolto, dopo averle osservate con occhio benevolo e forse affettuoso, non certo freddo o addirittura caustico come altri autori contemporanei.