IL PIU' GRANDE UOMO SCIMMIA DEL PLEISTOCENE - Roy Lewis

Creato il 13 ottobre 2014 da Lalettricerampante
Essere un uomo delle caverne non doveva certo essere una cosa semplice, senza tutti gli agi e le comodità a cui siamo abituati oggi. Senza potersi lavare (e nemmeno pensare di doverlo fare, in realtà), senza poter cucinare o vestirsi come si voleva e con il pericolo quotidiano di imbattersi in strani animali che non desideravano altro che trasformarti nel loro pasto.
Il più grande uomo scimmia del Pleistocene racconta, in modo ironico e un tantino canzonatorio, la vita di una famiglia di quei tempi: un padre geniale, Edward, che prima è andato su un vulcano a prendere il fuoco, poi ha trovato un modo per accenderlo direttamente senza dover percorrere ogni volta che si spegneva venti km a piedi. Un padre che crede nel progresso, che vuole che i suoi figli e nipoti smettano di arrampicarsi sugli alberi e spulciarsi a vicenda, ma che si alzino subito in piedi e pensino anche un po’ al futuro. Peccato che quasi tutti i parenti attorno a lui lo considerino un po’ pazzo, un po’ invasato e non vedano sempre di buon occhio tutti i suoi esperimenti: certo, la moglie scopre ben presto che vivere in una grotta piena di lussi sia molto, ma molto più comodo che accamparsi in mezzo alla foresta ogni sera o che la carne cucinata è molto più tenera e facile da digerire di quella cruda. Ma i figli, beh, i figli sono il vero problema. Soprattutto Ernest, narratore della storia, che pare non abbia alcuna predisposizione mentale, alcun talento, nello scoprire nuove cose. Anzi, sembra quasi che in qualche modo voglia ostacolare il progresso, che voglia tenersi per sé tutte le scoperte che invece potrebbero davvero migliorare la vita di tutti.  Ma l’uomo è un sognatore e non si lascerà certo fermare dalla mentalità chiusa e “bigotta” (la religione non c’era ancora,  lo so, ma è per dire) del figlio. O almeno, ci prova.
Il libro è sicuramente molto piacevole e divertente da leggere. Ok, forse non l’avrei definito, come ha fatto Terry Pratcher in copertina, “Il libro che avete tra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni", però ha davvero dei momenti esilaranti e una genialità di fondo notevole, considerando anche che è stato scritto negli anni ’60.Leggendolo mi sono venuti in mente il fumetto di B.C. di Johnny Hart, che se non conoscete vi consiglio davvero di rimediare, di questi uomini primitivi (un po’ meno primitivi rispetto al libro di Roy Lewis in realtà), che parlando di oggetto, invenzioni e concetti del futuro che ancora non hanno e che non vedono l’ora di avere, proprio come in Il più grande uomo scimmia del Pleistocene. E questo espediente a me fa davvero ridere (non per niente i Flinstones, quando ero bambina, erano uno dei miei cartoni animati preferiti).
Insomma, non un capolavoro sicuramente, ma una lettura che comunque secondo me vale davvero la pena di fare: scorrevole (per una volta leggendo un romanzo tradotto per la prima volta negli anni ’50 e ’60 non ho sentito il bisogno di una nuova traduzione, forse perché in un libro che parla di uomini primitivi nemmeno le traduzioni possono invecchiare) e divertente. Leggetelo!
Titolo: Il più grande uomo scimmia del Pleistocene
Autore: Roy Lewis
Traduttore: C. Brera
Pagine: 178
Anno di pubblicazione: 1960
Editore: Adelphi
ISBN: 978-8845915918
Prezzo di copertina: 9 €
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