Oggi è il 21 aprile. Allora, vediamo. È il natale di Roma. È anche l’anniversario di matrimonio di Spicy (auguri auguri!). Che altro? Ah sì, oggi doveva essere il gran giorno dell’inaugurazione del tanto atteso ponte della Musica a Roma.
Mi riferisco al collegamento ecosostenibile, qualunque cosa significhi nella fattispecie, tra gli impianti sportivi (palazzetto dello Sport e stadio Flaminio) e culturali (Maxxi e l’Auditorium – Parco della Musica) del Flaminio e quelli del Foro Italico. Previsto fin dal Piano regolatore del 1916, nato da un concorso internazionale del 1999, il ponte è stato finanziato dall’amministrazione Veltroni e completato da quella Alemanno. Costo: 8 milioni di euro. Sarà attraversato solo da mezzi pubblici, pedoni e ciclisti.
Purtroppo, però, le nostre entusiastiche aspettative di ricevere da Alemanno il ponte in regalo per il 2764esimo compleanno di Roma andranno deluse: l’apertura è rimandata di un mese esatto. Mica perché i lavori sono in ritardo, no! [dalle foto, scattate ieri, possiamo constatare coi nostri occhi che non è affatto ultimato]. Solo perché, come ha affermato l’assessore Corsini, c’è il desiderio di dare l’opportuna importanza all’evento, di offrirgli più visibilità. “Gli impegni erano così concentrati, che avremmo riservato a quell’evento uno spazio inadeguato. Mentre l’apertura di un ponte a Roma è un fatto storico: l’ultimo risale a decenni fa”.
Giusto, un fatto storico e soprattutto necessario. Osservando la mappa della città, salta agli occhi che il ponte della Musica si trova tra i ponti Duca d’Aosta e del Risorgimento, il primo distante veramente pochi passi. Capisco il bisogno di convogliare masse verso la cultura, ma siamo sicuri che questa nuova opera fosse tra le necessità prioritarie di Roma e che i fondi utilizzati non sarebbero potuti essere convogliati verso altri obiettivi?
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