Il Popolo dice una cosa e 'loro' ne fanno un'altra!

Creato il 10 dicembre 2012 da Freeskipper
di Marco Muscas. Il 7 Maggio 2012 alle urne si sono presentati oltre mezzo milione di elettori. Un plebiscito per abrogare le 4 province "nuove" e ridurre le indennità dei consiglieri regionali. Spazzate via definitivamente dalla volontà dei Sardi le province istituite 10 anni fa: Ogliastra, Olbia Tempio, Medio Campidano e Sulcis Iglesiente con i rispettivi due capoluoghi ciascuna, i sardi sono andati a votare anche per altri 9 quesiti di cui quello per rivedere al ribasso gli stipendi dei consiglieri regionali, il voto sardo ottenne un risultato nell’immediato: le dimissioni del presidente della Provincia di Sulcis-Iglesiente Salvatore Cherchi PD e come precisato dallo stesso Cherchi, le dimissioni scaturivano in rispetto all’esito regionale del referendum. Nei 15 giorni successivi al referendum, la corte d'Appello di Cagliari convalidava il voto e attestava che: il referendum sardo fosse valido, avendo superato il quorum per più di due punti percentuali e i cinque quesiti abrogativi devono essere attuati. Nei cinque giorni successivi alla convalida da parte della Corte d’Appello di Cagliari, il presidente della Regione Sardegna a sua volta aveva firmare il decreto. A quel punto le 4 province abrogate dal referendum, dovevano essere cancellate anche sulla carta. Le quattro province nuove (Ogliastra, Olbia Tempio, Medio Campidano e Sulcis Iglesiente), istituite nel 2001 e operative dal 2004, andavano abolite stravolgendo anche la norma che regolava l’indennità degli attuali 80 consiglieri regionali, ossia lo stipendio finora stabilito sull’80 per cento rispetto alla retribuzione di un parlamentare, con un importo netto di base di 11mila euro e rotti, infatti tra le fila del consiglio si mormora di dover lavorare senza adeguata retribuzione, o con ritardi e disagi. Con le 4 province nuove e abrogate, con un quesito abrogativo per ciascuna di esse, si chiese ai sardi di annullare le rispettive leggi regionali che le avevano istituite. Ognuna di esse porterà a termine il proprio mandato e probabilmente sarà necessaria una legge del consiglio regionale per i bilanci ancora aperti e i progetti in via di sviluppo a base di denaro pubblico, nonché la stessa gestione dei territori con i comuni da ridistribuire tra le province storiche (Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro), e le piccole amministrazioni che dovranno farsi carico di alcune competenze come i dipendenti, gli stessi saranno sicuramente riassorbiti nei vari enti, ma soprattutto niente più consiglieri, presidenti, giunte e portaborse vari, il tutto anche in linea con le direttive stabilite successivamente per tutta l’Italia dal decreto Monti. Ma al Referendum della Sardegna, il voto non basta. Le province sopravvivranno fino al 2013. Il consiglio regionale, con una legge approvata da tutti i gruppi - con l'eccezione dei riformatori sardi - ha deciso di affidare ad una gestione transitoria la scomparsa delle quattro province cancellate con il voto popolare. I partiti si difendono proclamando la necessità del provvedimento atto ad evitare il caos istituzionale, mentre per i comitati promotori si tratta di un tradimento della volontà popolare. Pertanto, a questo punto la domanda da fare è solamente la seguente: Il popolo è sovrano? Le decisioni del popolo sovrano possono essere cancellate e stravolte da quattro opportunisti che ci rappresentano? Perchè sprecare i soldi pubblici quando poi i nostri rappresentanti stravolgono a loro immagine l'esito dei referendum? Dateci una risposta, il popolo ne ha diritto!

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