L'ho presa alla larga, molto alla larga, ma era esattamente a questa storia di storie in viaggio che pensavo l'altra sera, mentre insieme ad Angela Terzani ed Alen Loreti partecipavo all'inaugurazione del Porto delle Storie. Una realtà che non so bene come definire - bar condiviso, spazio di approdo, luogo di scambio di parole e idee - ma che senz'altro è un'altra prova provata di un paese che dà il meglio di sé dove forse meno ci si aspetta. E il meglio si può trovare anche in un ex circolino dell'Arci, fino a ieri malmesso e abbandonato a se stesso, nascosto in un reticolo di strade alla periferia di Campi Bisenzio.
Certo, ci sarebbero molte altre cose da dire: i prodotti del commercio equo e solidale, il rapporto con Libera, il lavoro prezioso di una cooperativa che già in passato ho avuto modo di conoscere, le gambe che una nuova amministrazione comunale sta dando a diverse buone idee.... Però a me piace soprattutto questa idea delle storie, questo stesso nome che evoca le storie.... Il Porto delle Storie....
E mentre i miei pensieri vagavano tra il Baltico e il Mediterraneo, inseguendo parole di viaggi e su viaggi, ecco, mi è venuto in mente che è esattamente questo ciò di cui abbiamo bisogno: porti a cui approdare, porti in cui cercare riposo e mescolare le nostre parole, in cui lasciare il bagaglio dei nostri racconti e prepare altre partenze. Bello, come no. Necessario, anche.
Più tardi una persona amica mi ha risvegliato dalle mie elucubrazioni. Bisogna levare l'articolo, per capire il senso: così mi ha detto. E il sostantivo si è fatto anche verbo. Non solo un porto per ormeggiare le storie. Ma un luogo dove io porto le storie.
E la cosa mi è piaciuta ancora di più. E mi è venuta in mente che in questa storia di storie c'è un'altra storia, bella, che merita di essere raccontata. Quella di un porto, quella di uomini e donne che, come Ulisse, tornano e poi ripartono.