Emma appartiene «a quel genere di ragazze che parlano da sole, borbottano sedute in un angolo di un bar e tirano pugni contro il vento». È coraggiosa, caparbia, decisa fino in fondo a scoprire chi abbia ucciso Maxine. In realtà, in questo noir stralunato e bislacco, l’ultima cosa che conta è l’assassino, sembra quasi un dettaglio irrilevante: l’urgenza è dettata dal bisogno di Emma di superare il fallimento della sua storia d’amore e il trauma della perdita di Maxine.
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È un libro schietto, diretto, che si legge in poche ore. I capitoli brevi e numerati ne agevolano la lettura. Non si ricorre mai all’uso delle virgolette nei dialoghi diretti e l’uso del congiuntivo è aleatorio: la lingua scritta è quella parlata, spesso sboccata e proprio per questo verosimile. E se la grammatica langue, le tematiche affrontate sono quanto mai attuali. Il corpo delle donne viene bistrattato, malmenato, insultato.
Gli uomini che compaiono sono violenti o, se va bene, noiosi sotto le lenzuola, incapaci di capire le donne e di soddisfarle non solo da un punto di vista erotico, ma soprattutto da un punto di vista sentimentale ed emotivo.
La famiglia tradizionale e l’amore eterosessuale sono in crisi da diverso tempo. La famiglia si è allargata e i figli vengono cresciuti anche da persone dello stesso sesso. La ricerca dell’eros e la scoperta della propria identità sessuale sono tappe imprescindibili nella vita di ciascun individuo. Il posto delle donne viene scandagliato da Rossana Campo con delicatezza e ironia, senza cadere mai nel tranello delle generalizzazioni e delle ghettizzazioni.
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