Il potere del genio: Bernini

Creato il 22 ottobre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Dopo Caravaggio, è Bernini, il protagonista del viaggio artistico che il professore di storia dell’arte Simon Schama, su Sky arte, si accinge a fare. È un’estasi non c’è dubbio. La testa è riversa indietro. La bocca aperta. Le palpebre pesanti e socchiuse, una mano angelica le scopre delicatamente il seno. Non possiamo non guardare.

Questa è l’opera dello sculture più devoto di Roma, un’intimo del papa. Rappresenta un’esperienza fisica assoltamente spirituale. È l’estasi di santa Teresa e solo chi conosce bene la passione femminile poteva darle vita. È di lei che parla quest’opera. Questa intensità fisica che trasforma la scultura. Nessuno prima del Bernini è mai riuscito a rendere il marmo così carnale. Nelle sue mani la pietra diventa palpito e onda, fremito e sudore. Le sue figure piangono e gridano, sfuggono e ruotano. Si inarcano nello spasmo provocato da sensazioni intense. Riesce nell’alchimia che trasforma il marmo in alberi, foglie, capelli e carne.

Lo scopo della scultura classica è rendere gli umani meno umani, per conferire alla materia la liscia durezza dell’immortalità. Il risultato è che questi corpi sembrano diviìnità senza vita. Poi, arriva Berninie all’improvviso difronte alla torsione del suo David, anche quello di Michelangelo, appare immobile. La scultura dovrebbe comunicare il peso della materia, invece, Bernini lo elimina. Le sue figure sembrano staccarsi dal piedestallo e fuggire, leggere.

Fin da piccolo Gian lorenzo Bernini incontra e stupisce il gran mondo. Figlio di Pietro, uno scultore fiorentino, i cui lavori raramente si fanno notare, capisce subito che suo figlio ha doti non comuni. Il piccolo prodigio inizia la carriera giovanissimo. Arriva a Roma nel 1605. È il tempo in cui la forza delle rappresentazioni interpretate dai popolani di Caravaggio, galvanizza la Chiesa, offrendo una nuova visione con cui attirare i fedeli. Basta santi lontani, serve il teatro violento delle passioni terrene. La salvezza è nelle viscere.

Come si può superarre Caravaggio? Con la scultura.

San Lorenzo sulla graticola, arrostito vivo per la sua fede cristiana è l’esempio. Bernini ha sedici anni, quando lo scolpisce, vuole cogliere l’istante massimo del dolore trascendente. Il momento della leggenda che ci racconta del santo che dice ai suoi carnefici, con macabra ironia, di voltarl, perchè questa parte, è cotta. Non sorprende che sia diventato il santo protettore dei cuochi. E la mano del Bernini cesella il dolore nel marmo. Il cardinal Scipione Borghese vuole fare di Gian Lorenzo la sua star personale. Vuole un artista che riempia la sua villa di capolavori assoluti, per far morire di invidia gli altri porporati. E Bernini lo immortala. Tutto assume proporzioni grandi, il collo taurino e  la grossa testa accompagnano il corpo imponente. E il dettaglio del bottone che non riesce ad entrare nell’asola ci fa sentire la pressione del corpo in sovrappeso che non sta nelle vesti di seta. Il sant’uomo di chiesa è prima di tutto una presenza fisica obesa. Il busto di Scipione Borghese è un virtuosismo berniniano.

Nella Roma aristocratica seicentesca non conta solo il denaro ma anche l’arte. Roma cerca il prossimo genio da acclamare.

Gian Lorenzo Bernini ha tutto ciò serve per avere successo.  Affascinante, ottime conoscenze, vastissima cultura, disciplinato, bello ed educato, rispetta i consigli e non beve. In poche parole l’opposto di Caravaggio.  Diviene uno dei personaggi dominanti nel Seicento italiano. Architetto, scultore, pittore, scenografo, scrittore di teatro, possiamo considerarlo uno dei principali interpreti dell’arte barocca, i cui caratteri essenziali si possono indicare nella nuova concezione dello spazio e della natura, negli effetti suggestivi di luci e ombre, nell’esaltazione dell’espressività.

Apollo e Dafne, una storia di desiderio inappagato. Apollo vuole Dafne ma lei non vuole concedersi. Lui la rincorre e proprio quando è sul punto di prenderla, gli dei ascoltano l’accorata richiesta della ninfa e la trasformano in pianta di alloro. È questo l’attimo marmoreo che nelle mani del Bernini diventa  scultura in movimento. Apollo frena la sua corsa spasmodica. I capelli scossi dal vento.

Dafne non è ancorata alla base se non per la radici della pianta che sta diventando. Sembra arrampicarsi nell’aria. La bocca grida mentre la metamorfosi trasforma capelli e dita in rami fronsosi. Il centro della scena è occupato dal nudo. Bernini lo offre nell’attimo che precede la sia scomparsa all’interno della corteccia, è un rapporto erotico drammaticamente interrotto.

Ha venti anni ed è già notissimo. Roma è ai suoi piedi. Nominato cavaliere. Papa Urbano lo vuole anche come amico. Ha carisma, bellezza, denaro, status e nemici. Inevitabile l’invidia dell’architetto Francesco Borromini. Anche lui straordinario ma, nevrotico, depresso e introverso. Due uomini che hanno creato la Roma barocca. Entrambi sono dei geni ma si odiano.

La rivalità scoppia nel 1624 a causa della costruzione del baldacchino della tomba di San Pietro. La scelta cade sul Bernini che non ha competenze così appropriate e chiede aiuto al Borromini. Il suo lavoro non verrà riconosciuto e questo Borromini non lo perdonerà mai. Bernini ha la sgradevole abitudine di tenere tutta la gloria per sè e questo gli si ritorcerà contro. Prende sempre ciò che vuole, anche Costanza, la moglie del suo assistente. E da questo desiderio incontenibile nasce un genere nuovo nella scultura, l’informale e intimo. Modella la sua amata. La blusa che le scivola via, un dettaglio sensuale, la bocca dischiusa, il carattere ribelle è rilevato dalla scultura. Bernini è famoso per la poca tolleranza, dietro le sue buone maniere ribolle la gelosia che esplode nella violenza, dopo aver saputo che la bella Costanza giace anche con il fratello Luigi. Lui ferito e lei, assoldato un sicario, sfregiata. L’uomo che ha scolpito la sua bellezza vuole, ora distruggerla. Il Papa inteviene bonariamente e lo “condanna” a prendere moglie. Costanza finisce in carcere come adultera. Ma il destino rovescia addosso al bel cavaliere tutte le avversità. La basilica di san Pietro necessita di due torri campanarie. Bernini esagera nell’imponenza degli edifici, che appoggiano sul terreno paludoso e instabile. Due mesi dopo la costruzione, le crepe si allargano. Piovono le critiche e Papa Urbano muore. Il successore, Innocenxo X° vuole eliminare tutti gli amici del predecessore. Bernini cade in disgrazia e depressione e per Borromini arriva, finalmente, la vendetta.

1648, Bernini ha cinquant’anni, è anziano per l’epoca. Solo un miracolo può riscattarlo. E il miracolo arriva. Oscilla tra mistero e oscenità. È la transverberazione del corpo  di una santa. Il dolore si confonde con il piacere. La donna ansimante levita sul letto increspato di pietra. Una santa in una posa che nessuno ha mai osato fare. L’evento mistico si compie sull’altare entro una nicchia racchiusa dall’andamento convesso delle colonne binate e del timpano e i committenti, i membri della famiglia Cornaro assistono dalle loggette laterali alla scena. Santa Teresa è la fondatrice delle Carmelitane scalze, è una santa diversa dalle altre. Bernini deve rappresentare il corpo rapito dalla passione di Dio. Teresa descrive i suoi rapimenti e il suo desiderio di unirsi completamente a Dio. Bernini esprime l’intesità dell’attimo. Vuole comunicare il torrente di sensazioni che investe la santa e rende visibile l’estasi. Conosce bene l’espressione sul volto di una donna all’apice dell’euforia sessuale.

La scolpisce, trasferendo la propria esperienza carnale in una creatura di straordinaria bellezza. Accanto l’angelo che la trafigge, il volto sorridente. Un’unione di sensazioni. L’abito monacale, simbolo di castità diviene l’esperessione di quello che accade dentro di lei. Esprime il suo precipitarsi nel piacere. È nell’abito che leggiamo le ondate violente che si increspano e precipitano nel marmo. Un’emozione corporea, uno spasmo che fonde il desiderio fisico nella trascendenza spirituale ed emotiva.

Non c’è nulla di nascosto e Bernini vuole che lo guardiamo attentamente. E mentre Teresa si innalza verso l’estasi, la terra si muove e dal suolo escono i morti. E anche Bernini può risollevarsi dalle critiche del suo fallimento e far rinascere la sua reputazione.

Il genio è tornato e trionferà ancora con altri capolavori.

 


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