Il potere è mio!

Creato il 20 luglio 2012 da Narratore @Narratore74

Ok, forse non proprio il potere vero, quello che permette di fare qualsiasi cosa e di diventare, in qualche caso, anche un supereroe. Il potere di cui parlo è quello che, chiunque scriva, ha sui suoi personaggi. La possibilità di evolversi, di crescere, di vivere quella vita che noi decidiamo di dargli, è nelle nostre mani, senza ombra di dubbio. E questo va bene fino a quando riusciamo a dargli un epilogo, un giusto finale, bello o brutto che sia. Ma cosa accade quando le nostre storie rimangono incompiute? Quando, per chissà quale motivo, un personaggio si congela nel tempo, in quell'attimo in cui abbiamo smesso di farlo muovere?

Questo post nasce dall'ispirazione di Hell, che con il suo articolo di qualche giorno fa ha stimolato questo piccolo cervellino a portare a galla idee che pensavo di aver abbandonato. Personaggi, come dicevo, che non hanno un futuro, che sono abbandonati a se stessi senza la possibilità di vivere. Chissà che, grazie a questo ripescaggio, non avvenga il miracolo e alcuni di essi tornino miracolosamente alla vita? Chi può dirlo… intanto ve li presento, così fate conoscenza e imparate a socializzare.
C'è Jacob, protagonista della mia primissima storia. Jacob è una persona complicata, sente voci nella sua testa che gli fanno fare cose che non vorrebbe. Anche il fratello, Lucas, sembra essere legato a questo disturbo. Che la causa sia da ricercare nel passato? Magari proprio in quella casa in cui entrambi sono cresciuti?
Poi potrei proseguire con… con… beh, in effetti il suo nome non lo conosco, a suo tempo dissi che non era importante. Quello che è importante è il suo lavoro: tecnico di laboratorio, alle prese con un antico satellite recuperato nell'orbita di un pianeta ormai morto. Ma davvero è morto? Cosa significano le lettere E.Y.E.S. incise sull'esterno del satellite, e cosa vogliono dire quelle immagini che provengono dal suo interno? Forse un giorno lo saprò, ma per il momento anche lui si è preso una pausa.
Pil, invece, è un piccolo folletto. In verità è l'unico folletto che lui stesso abbia mai visto e questo lo rende molto, molto triste. Così decide di partire, per un luogo chiamato Crepuscopoli, visto che a quanto pare là potrà trovare i suoi stessi simili. Oppure no? Questa storia doveva essere il mio regalo per la mia prima nipotina, ma visto che ancora non sa leggere devo dire che sono ancora in tempo per completarlo.
Poi ci sono Dario, che ha appena ereditato una casa di cui non sa ancora nulla, Jobe, che si ritrova suo malgrado in mezzo ad una storia di rapimenti, vendette e misteriosi passati e Dustin, con la foto di classe delle elementari che ancora si chiede chi diavolo sia quel ragazzino nell'angolo, un po’ in disparte. E con loro tanti altri, che aspettano solo di trovare la strada di casa, la via che li portrà in quel luogo che ancora non esiste. E, per citare il buon vecchio Hell, chi può dire che anche noi non siamo guidati da una mano superiore, una mano che, nel caso si stancasse, potrebbe abbandonarci in un cassetto e lasciare che le nostre vite rimangano incomplete… Siamo noi gli scrittori o siamo i personaggi di una storia decisa da altri?

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