Nel corso di quattro mesi non vedemmo che cielo e acqua e solo di rado appariva all'orizzonte la vela bianca di una nave, come un uccello: queste immagini di estensioni immense mi toccavano profondamente. Avevamo molto tempo.
Dondolati dal ritmo leggero delle onde che si alzavano a volte come se due braccia le avessero prese e poi riscaraventate nelle profondità del mare, come la pasta nella madia.
E il vento, che suonava tra le vele, cadeva ad intervalli molto brevi in bassi immensi, per poi rilanciarsi con un fischiare stridente; la nave gemeva tra le onde.
Eravamo esposti agli elementi e c'era tempo per pensare.
Dato che paragonavo continuamente le cose, gli avvenimenti e le persone e poichè ho visto i nostri compagni della Comune all'opera, sono arrivata ben presto alla conclusione che addirittura gli onesti, una volta al potere, sono tanto incompetenti quanto i bricconi dannosi e vedevo l'impossibilità che la libertà si potesse associare con un potere qualsiasi. Il potere è maledetto: ecco perchè sono anarchica.
Sentivo che una rivoluzione che prendesse una forma governativa qualsiasi non potesse essere che un'apparenza ingannevole potendo segnare solo un passo, ma non in grado di aprirsi completamente al progresso.
Sentivo che le istituzioni del passato, che sembravano già svanite, rimanevano, solo con un'altra etichetta e che tutto nel vecchio mondo giacesse incatenato e rappresentasse perciò un tutt'uno che dovesse crollare nel suo insieme per lasciare spazio ad un mondo nuovo, felice, libero sotto i cieli.
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Louise Michel (1830 – 1905) - Insegnante francese
"Perché sono diventata anarchica"