Mi passa accanto e una scia di dolcissimo profumo penetra le mie narici. La scelta del posto ricade su uno dei quattro sedili subito oltre quello scelto da me. Anche lei decide di sedersi in favore di marcia. Non riesco a vederla. Sento solo la sua voce suadente e sensuale. Colma di allure. Sta parlando di voti universitari. Sembra contenta d’aver promosso tutti. Si stupisce, racconta alla persona con la quale si sta confidando al telefono, dei molti trenta assegnati grazie alla preparazione dei suoi studenti. Il buon lavoro che sta svolgendo le provoca un sussulto di soddisfazione personale e professionale. Il treno abbandona la stazione e lei, prima dell’ingresso in galleria, chiude la telefonata con l’annuncio del ritorno all’ultimo capitolo de Il pranzo di Mosè di Simonetta Agnello Hornby. Cerco di immaginarmi il colore della sua pelle, dei suoi occhi, la carnosità delle sue labbra. La triste realtà e i binari sotterranei di Porta Susa rivelano, che non sono su un treno della Torino-Bardonecchia, ma su uno della Torino-Milano. Il treno sbagliato. La direzione sbagliata. Devo precedere il fischio del capotreno per non ritrovarmi a Chivasso.
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