Ho avuto un’intuizione geniale. Al di là di ogni ragionevole dubbio, ho avuto una pensata che cambierà le sorti dell’umanità. Nella peggiore delle ipotesi, cambierà le mie personalissime sorti, quindi è comunque un’idea vincente. Ho appena fatto spazio sulla mensola della libreria per il premio Nobel per la medicina che sicuramente riceverò.
Premessa: ho preso l’influenza. Credo che la mostriciattola (che, a causa dei 4 molari in uscita, continua ad essere affabile come una tarantola e spargere perle al vetriolo in ogni direzione) abbia beccato qualche virus al nido, solo che ultimamente è così indisponente che i bacilli l’hanno lasciata perdere senza nemmeno sfiorarla e sono venuti direttamente da me. Da questa mattina ho mal di gola, mal d’orecchie, mal d’ossa (che tanto già prima facevano male) e tendo a passare frequenti momenti di solitudine nel pensatoio. Aspetto a giorni la chiamata per il ricovero e ho l’influenza.
Allora, evito il riepilogo degli acciacchi del 2016 ma calcolando che l’anno è partito con un’influenza che ha compreso sette giorni di febbre, altri 4 di sintomi senza febbre e un mese per riprendermi e si conclude con un intervento di artrosi, la cosa evidente è una sola: passati i trenta, qui è il disastro. Sì, sì, sì, lo so da me che anche passati i venti ero già in caduta libera ma avete capito cosa intendo.
Alla luce del fatto che non mi sono mai drogata, sono penso l’unica persona che conosco a non aver mai messo in bocca una sigaretta, non bevo se non poco e nelle occasioni, sono giunta alla conclusione che bisogna fare qualcosa. Ed è qui che entra in gioco il mio genio.
Cosa si fa quando il sistema è fallato? Lo si mischia con uno uguale e contrario. Ho intenzione di farmi iniettare delle cellule staminali di un individuo altrettanto fallato, uguale e contrario a me: Mick Jagger. Quello so’settant’anni che se sfonna di qualsiasi cosa gli capiti a tiro e ancora campa, se mischiamo la sua resistenza alla mia buona volontà, possiamo fare davvero grandi cose, me lo sento.
Nell’attesa di trovare un medico compiacente e, soprattutto, di riuscire a recuperare delle cellule rollingstoniane, mi aggiro per casa con la lunghissima vestaglia nera che ho comprato per il ricovero e gli occhiali da sole.
“Maschio Alfa, guarda, voglio girare un nuovo film: Mammatrix”
“Ah Romi’, ma vaff…”
“Pillola azzurra, Alfa, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle rominaviglie e vedrai quanto è profonda la tana dell’ortopedico”