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Il Presidente D’Elicio è il volto affabile del CUS Torino. Leggi l’intervista

Creato il 22 maggio 2012 da Sportduepuntozero

Riccardo D'ElicioUna giornata frenetica già al mattino ed un’agenda ricca di impegni potrebbero spingere una persona a frettolose risposte, pur di tagliare corto e guadagnare minuti preziosi su una tabella di marcia densa di appuntamenti. Eppure Riccardo D’Elicio, Presidente del CUS Torino, dedica il giusto spazio a tutti. Non fa distinzioni tra il sindaco di una città vicina con cui ci sono questioni da discutere, uno studente interessato ad uno stage o un giornalista venuto per un’intervista. Magari bisogna aspettare qualche minuto in più del previsto, ma alla fine, con modi straordinariamente gentili, trova il tempo per tutti, anche per accompagnare personalmente il potenziale stagista in palestra. «Come si può vedere, qui c’è sempre da fare» attacca D’Elicio, prendendo un respiro profondo, mentre si siede nel suo ufficio. Le parole trasudano orgoglio, ma in fondo è tutto giustificato: prima di lui i Presidenti sono stati uomini di grande spessore come Primo Nebiolo o Berruti.

Presidente, il CUS Torino è orgoglioso di poter parlare di ‘Politica di qualità’. In che cosa consiste esattamente?
«Riguarda diversi aspetti. Il CUS Torino promuove e sostiene lo sport universitario. Si organizzano manifestazioni internazionali. Abbiamo investito risorse a livello di tecnologie con un sito internet che funziona bene e bravi professionisti che si occupano della comunicazione. Non è un caso che ci arrivino richiese da parte di nuove Federazioni per iniziare un percorso con noi. Abbiamo un bilancio sano e riusciamo a far funzionare bene tutto».

In un momento storico come quello attuale, dove i soldi non si trovano da nessuna parte, come ci riuscite?
«Ormai da quattro-cinque anni solo più il 20% del nostro bilancio arriva dalle Istituzioni. Il resto lo cerchiamo noi con progetti di sponsorizzazione. Siamo stati lungimiranti: abbiamo capito subito che negli anni a venire non avremmo più potuto contare troppo sugli altri».

Giochiamo con la fantasia. Domani un Privato decide di donare una grossa somma al CUS. Che cosa ne fareste?
«Ne approfitterei per migliorare gli impianti sportivi già a nostra disposizione. Costruirei una piscina che è ciò che davvero ci manca. Potremmo coinvolgere migliaia di persone con una struttura simile e magari potenzierei alcune attività come i balli».

Tempo fa si era parlato anche di un Campus.
«Il progetto c’è – afferma D’Elicio indicandolo sul muro –. Purtroppo siamo fermi a causa di questa crisi bestiale. Il sistema intero è in difficoltà e quindi il progetto ha subito uno stop. Mi piacerebbe riuscire a terminarlo prima o poi ».

Tra i vari progetti del CUS bisogna sottolineare l’impegno in campo sociale.
«Il progetto a cui tengo di più è quello legato ai disabili. L’Università conta oggi oltre 2000 disabili che noi cerchiamo di coinvolgere. Organizziamo attività come Tennis Tavolo, Canottaggio, Arrampicata, Triathlon, Golf…».

Come è il rapporto tra il CUS Torino e la Politica?
«Per me chi si butta in politica oggi ha coraggio. In questi anni i valori dei politici sono stati affossati. Come si fa ad avere ancora fiducia? Sono preoccupato per chi vede la politica come un’opportunità di lavoro. I nuovi devono dare un’immagine diversa».

Eppure in questi anni la giunga comunale vi ha sempre aiutato.
«Certo! Rappresentiamo un Istituzione pubblica: chiedo aiuti per un sistema e se c’è bisogno lo faccio anche in modo arrogante. Non ho paura. Non chiedo come un privato, ma lo faccio in nome del CUS Torino. Quando andrà via D’Elicio il CUS Torino rimarrà».

Qual è l’attività a cui è maggiormente legato?
«Ho un debole: nasco dall’atletica. Credo sia lo sport più bello. Da giovane facevo salto in alto. Il mio record? 2.12 metri. Quando finirò qui, continuerò in quel mondo, magari da dirigente. Però devo dire che mi sono entusiasmato per il rugby e anche per la pallacanestro che tra l’altro è formata al 100% da studenti universitari».

A proposito di universitari. Gli atleti delle squadre del CUS sono professionisti?
«Nella pallacanestro no, nel rugby sono quasi tutti universitari. Abbiamo iniziato un percorso qualche anno fa: più universitari riusciamo a coinvolgere, meglio è. In futuro vogliamo aumentare ancora il numero e magari coinvolgere anche gli stranieri. Dopo le Universiadi del 2007 il numero di stranieri è esploso».

Gli impegni sono tanti. Riesce comunque a stare vicino agli atleti?
«Assolutamente. Ero a Messina qualche giorno fa per vedere i nostri ragazzi. Ci tornerò per vedere l’atletica leggera. Poi seguo la pallacanestro e quando posso seguo anche gli altri. Abbiamo squadre di grande livello, come il Tennis Tavolo: l’anno scorso siamo stati Campioni italiani e quest’anno abbiamo raggiungo i playoff».

Il futuro del CUS qual è?
«Stiamo costruendo un team giovane. Io sono il più vecchio. Ci sono 10-15 dirigenti giovani e credo che prima o poi possano prendere il comando. Il futuro è dei giovani. Io sono in carica dal ’99 e credo che sia giusto un cambiamento».

E il suo, di futuro?
«Quando smetterò vorrei pescare, leggere libri e occuparmi di promozione sportiva. Mi piacerebbe vivere in un posto più piccolo di Torino, magari Imperia o Bardonecchia. Vorrei prestare la mia esperienza per aiutare a fare qualcosa di buono. E poi ho una famiglia fantastica a cui vorrei dedicarmi».

di Edoardo Blandino


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