di Francesco Scolamiero. Premessa non sono un sovversivo, ma spesso mi capita di riflettere sulla funzione del nostro Presidente della Repubblica. La nostra Costituzione ne delinea il ruolo che come ben sappiamo prevede poteri limitati rispetto a quelli di una Repubblica presidenziale, in ogni caso negli anni ho sempre avuto l’impressione che fosse il Presidente dai ‘cento messaggi’, ovvero una serie di messaggi predefiniti da tirar fuori in determinate occasioni.
C’è un terremoto, messaggio del Presidente: ‘Siamo vicini alle popolazioni, il Paese non vi abbandonerà, ecc, ecc’.
C’è un attentato, messaggio del Presidente: ‘Il popolo italiano respinge questa assurda barbarie, mai come in questo momento siamo vicini, ecc, ecc’.
C’è un incidente sul lavoro, messaggio del Presidente: ‘La nostra costituzione lo ricorda, siamo un Paese fondato sul lavoro, la sicurezza è fondamentale, ecc, ecc’.
Poi c’è anche quello sportivo: ‘Tutto il Paese si stringe a voi per questa memorabile impresa sportiva, ecc, ecc.’. Insomma cambia il Presidente ma i messaggi sono uguali, un bravo ghost writer cambia qualche verbo, inverte qualche frase ma il succo del messaggio è sempre lo stesso. Molti diranno che i poteri sono quelli che sono, non c’è spazio di manovra più di tanto, questo è vero, ma è anche vero che un Presidente, di tutti sottolineo, potrebbe abbandonare la classica retorica (
i famosi 100 messaggi) e usare una sorta di ‘moral suasion’ per stare al passo con i tempi, stimolare il Parlamento e il Governo diventare veramente una sorta di ‘watchdog’ della politica, i suoi poteri glielo consento. Tra quelli che ho conosciuto, non ricordo un grosso contributo alla crescita di questo Paese,
Pertini brava persona, ma se il Partito Socialista e Craxi era il male assoluto, lui ne era uno dei massimi dirigenti nonché colui che conferì l’incarico al leader socialista, in ogni caso troppo schierato.
Cossiga è stato molto attaccato per le sue ‘picconate’, ma in fin dei conti non erano altro che sassolini che voleva togliersi dalla scarpa. Poi il suo atteggiamento della serie ‘io so tutto quello che è accaduto in questo Paese però non posso dirvelo perché non siete all’altezza di capire’ mi dava proprio fastidio.
Scalfaro un democristiano fino in fondo e quindi la sua gestione, compresa la difficile situazione del biennio 92-93, non poteva essere diversa.
Ciampi un tecnico che forse poteva meglio consigliare/indirizzare i governi, soprattutto dopo l’introduzione dell’Euro. Ha puntato su un approccio risorgimentale quando invece c’era da sorvegliare il passaggio storico alla moneta unica. E infine
Napolitano, si parla tanto di governo del Presidente, di come ha saputo veicolare il sostegno a Monti, in realtà il governo tecnico ci è stato imposto dall’esterno e Napolitano, come tanti, ha creduto veramente che
solo i tecnici ci avrebbero potuto tirar fuori dalla bufera, lo spread sta lì a dimostrare il contrario. Pur non essendo un fan, non mi sono piaciute le sue battute sul MoVimento di Grillo, perché significa innanzitutto non aver rispetto di una parte dell’elettorato, ma anche di non comprendere la richiesta di rinnovamento che c’è nel Paese. Ora è scoppiata l’ultima grana riguardo le intercettazioni Napolitano-d’Ambrosio-Mancino a proposito delle inchieste palermitane sulla trattativa Stato-Mafia all’indomani dell’attentato di Falcone. I politici e i maggiori giornali italiani subito hanno difeso il Presidente, anche loro con le solite frasi già predefinite ‘Rispetto per la carica’, ‘Il Presidente rappresenta l’unità del Paese’, ecc, ecc. La questione, a mio parere, forse è più semplice. Il Quirinale è democristiano, cioè è proprio il Palazzo, i suoi funzionari, l’aria che si respira, tutto è ‘democristiano’! Quando stai fuori fai fuoco e fiamme poi, quando entri, a prescindere dal partito a cui appartieni, diventi democristiano e la tua unica preoccupazione diventa difendere lo ‘status quo’. Non gridi più, impari a memoria le cento frasi e cerchi di far star tutti buoni. Quindi il problema non è Napolitano, non è che vogliono coprire la Mafia o le trattative Stato-Mafia, è proprio
la natura democristiana del Palazzo che ha insita la trattativa, con il PSI, ma anche con il PCI, filo-americani, ma anche filo-arabi, contro la massoneria ma anche massoni, contro i gay ma gay loro stessi, contro la mafia degli attentati ma con la mafia della cementificazione, nell’euro ma anche fuori. Sono settant’anni che stiamo trattando è una ‘trattativa continua’ senza soluzione di continuità.