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Il presidente della Provincia ai dipendenti in assemblea: “Siamo stati bravissimi: il vostro avvenire è incerto” e si prepara a candidarsi alle regionali

Creato il 03 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Siamo in grado di riportare parola per parola, evitando sia alcune ripetizioni enfatiche che varie circonlocuzioni ipercomplesse tipiche dell’uomo, l’intero discorso  introduttivo del presidente della Provincia Massimiliano Salini in occasione dell’assemblea plenaria del personale della Provincia di Cremona, la sera del 28 novembre.

Panorama of Cremona, with the Torrazzo di Crem...

Panorama of Cremona, with the Torrazzo di Cremona visible (Photo credit: Wikipedia). E’ la città che Salini probabilmente sta per abbandonare

Salini parla bene di sè, benissimo, come sempre, come chiedesse consensi, e come al solito non dà alcuna garanzia ai dipendenti. Già in un’intervista uscita su un settimanale economico tempo fa aveva dichiarato che sarebbero bastati 100 dipendenti anziché 400. Il pidiellino ciellino non può tutto, le riforme di Monti sono temute, la temperie europea pure. Ma che colpa ne hanno i dipendenti della Provincia, un ente indispensabile per i servizi che eroga sul territorio e per i costi che ha, relativamente bassi? Gli sprechi sono altrove! E’ noto! In Regione ad esempio. Di fatto quello di Salini è un comizio, un intervento impegnato, elettorale, teso a dimostrare la buona fede e la capacità sia del presidente medesimo pro domo sua. Ha lavorato molto, si autopromuove, ma si prepara alla campagna elettorale già in Provincia e non dà garanzie ai dipendenti. Non ha preparato nulla per loro, non afferma nemmeno in modo definitivo, dopo aver partecipato a un incontro elettorale con Gabriele Albertini, che si candiderà o no, quando il suo centrodestra gli chiede di restare a guidare la Provincia nel momento più difficile della storia dell’ente, non di andarsene come Schettino! Curiosamente, il paragone con Schettino fatto da questo blog è per una clamorosa coincidenza apparso anche in una lettera del giornale La Provincia. Ecco il discorso di Massimiliano Salini.

La politica è evidentemente impreparata ad affrontare la novità. Non ho mai avuto problemi nell’accettare questioni nuove, come sul perimetro della Provincia, non mi sono sottratto nemmeno alla discussione sulle competenze delle Province.

Ma c’è il pericolo che quanto ai finanziamenti le Province vengano asciugate e messe nelle condizioni di non funzionare.

Oggi abbiamo un ente che ha trasferimenti tali, che per quanto riguarda il personale non avremo esuberi. Ma in futuro i trasferimenti saranno tali da disporre solo poco più di quel che serve per pagare il personale. In altre Province sono emersi problemi, noi abbiamo il bilancio in regola. Ma sui finanziamenti futuri non ci sono certezze, ora sono legati al mercato dell’auto che è in calo.

Se non si modifica la politica dei trasferimenti dallo Stato a Province e Comune, non si vede quale sarà il futuro.

E’ una premessa forte che il decreto sulla riforma delle Province e in via di conversione, ma ancora non è diventato legge. Da gennaio dell’anno prossimo nuova amministrazione.

Le competenze sono sono solo aree generale, ma nello specifico l’elenco dello competenze dev’essere precisata con un decreto del presidente del consiglio che non è ancora uscito. Tre dunque i dubbi di oggi, a proposito delle competenze dell’ente Provincia, della forma di elezione degli amministratori, e il decreto in via di conversione in legge.

La Corte Costituzionale il 6 novembre ha rinviato il pronunciamento sulla trasformazione in enti di secondo livello. Per me deve restare un organo di primo livello, non di secondo livello.

Se però la Corte ha rinviato il pronunciamento sul ricorso è più probabile che sia orientata a respingere il ricorso in modo che le Province restino organi di primo livello, con rappresentanti eletti a suffragio universale

La posizione prevalente è stata quella di accettare l’accorpamento delle tre Province. Lodi ha proposto Cremona-Lodi, Mantova ha chiesto una deroga. Noi oggi abbiamo proposto Cremona-Lodi-Mantova e il decreto prevede Cremona-Lodi-Mantova.

Per me è la soluzione più ragionevole per ragioni storiche ed economiche, anche se ci sono molte criticità. L’accorpamento fra Cremona e Lodi sarebbe stata una modifica impercettibile, secondo la quale nessuno degli obiettivi sarebbe stato raggiunto. Sarebbe stata solo una manifestazione simbolica. Con Mantova invece ci sono più criticità ma anche più sostanza.

Da quanto si è manifestata la volontà del governo di andare in questa direzione. Ci sono già stati alcuni incontri fra i direttori delle tre Province, allo scopo di consegnare ai nuovi amministratori tre enti pronti per un’aggregazione dal gennaio 2014. Le elezioni sarebbero nel novembre 2013. L’attuale amministrazione non ha il compito di costruire la nuova amministrazione, bensì di consegnare il semilavorato che consentirà di fondere le tre Province.

Non è facile, evidentemente. E’ un percorso sul quale si aprono scenari molto complessi. Vi sono anche le legittime preoccupazioni. Le modalità con cui i tre enti si stanno confrontando sul tema della riorganizzazione fa pensare che (a meno che vengano molto ridimensionate le competenze) ci sia la volontà di collaborare con tutte le forze in campo.

Già oggi potremmo annunciare l’esubero eventuale del nostro personale, ma non l’abbiamo fatto perché non ce n’è motivo. La vera questione che a me interessa è capire se all’interno di questa nuova ipotesi di confini del territorio provinciale noi saremo in grado di assicurare ancora la qualità dei servizi che stiamo assicurando al territorio. Mi interessa la tenuta dell’ente nell’equilibrio sociale e territoriale. Quindi il rapporto fra elettore ed eletti.

Se saranno gli amministratori comunale ad amministrare la Provincia, come amministratore comunale fa il Pgt, come amministratore provinciale verificherà la convergenza fra Pgt e Ptcp.

L’ente funziona bene. Lo dicono i numeri, che sono molto chiari. Noi abbiamo una tensione sui 9,5 milioni di euro di entrate che mancano. Oppure, come uscite, non possiamo spendere 9,5 milioni di euro.

Qualche giorno fa ci è stato comunicato il prossimo taglio, da 9,2 milioni di euro, vuol dire che lavoriamo come si è sempre fatto, stando in piedi, andando in pareggio, fra costi e ricavi. Quel che ci manca nella parte corrente

I 3,8 milioni di quest’anno sono coperti perché ci è stato consentito di fare slittare l’ammortamento dei mutui per quest’anno. Ci sono alcuni comuni in provincia colpiti dal terremoto e la Cassa depositi e prestiti ha consentito di far slittare l’ammortamento.

Ma sull’anno prossimo ci mancano 9,5 milioni. I nostri finanziamenti dipendono dal mercato dell’auto, che come noto è in calo.

In altre Province ci sono tensioni sociali sugli esuberi, che noi non facciamo.

Noi abbiamo un bilancio solido, abbiamo rispettato il patto di stabilità, e malgrado cinque nuovi cambiamenti di regole, e ritengo che anche l’anno prossimo rispetteremo il patto di stabilità. Quando faccio queste affermazioni poi vengo richiamato da chi deve verificare i conti.

Ma conto sul fatto che l’anno prossimo si riaprirà il flusso di finanziamenti su un’imponente opera che abbiamo in programma, e che è il rifacimento della Paullese.

I fondi per il secondo lotto arriveranno l’anno prossimo.

Il problema vero sono le risorse. La politica si sta affannando sulle questioni più arzigogolati – difesa della storia, del territorio ecc. – ma il problema sono le risorse.

Quanto denaro verrà collegato su ciascuna delle competenze che avrà le Province? e sia le risorse che le competenze sono ancora da decidere.

Noi abbiamo 169 deleghe che arrivano dalla Regione. Ora la norma dice che le deleghe delle Province passeranno ai Comuni. Ma che succederà adesso: le deleghe torneranno alle Regioni, che si riserva se tenerle o darle ai Comuni o alle Provincia?

Una politica di bilancio da parte del governo che non intervenga sul tema dei trasferimenti e sul patto di stabilità (e spero che intervenga), ci sono dubbi sulla tenuta dell’ente nel corso del tempo.

Sulla base di quel che abbiamo per le mani siamo certi di garantire servizi i cittadini.


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