Una lettera di condoglianze firmata di suo pugno ai parenti delle 148 vittime dell’attacco di Garissa. A prendere l’iniziativa è stato il presidente keniano Uhuru Kenyatta il cui governo ha annunciato inoltre che risarcirà ogni famiglia con 100.000 scellini kenyani (circa 1000 euro).
La scelta di Kenyatta è stata paragonata dal portale Kenya Digest addirittura a quella di Barack Obama che a febbraio rispose personalmente alla lettera che una bambina del Massachusetts gli aveva indirizzato alla Casa Bianca. La valutazione positiva però non è condivisa da gran parte dell’opinione pubblica locale.
Kenyatta infatti continua ad essere criticato per il suo comportamento nelle ore della strage – quando non sospese l’incontro in cui era impegnato – e le sue reazioni ad essa. “Se le parole potessero vincere le guerre – è il duro commento in proposito del quotidiano The Standard – i terroristi che hanno ucciso centinaia di Keniani negli ultimi due anni non passerebbero le frontiere come vogliono”.
Al presidente è rimproverata anche la mancanza di vicinanza alle famiglie delle vittime mostrata fino ad oggi. A questo proposito la stampa cita come emblematiche le lamentele dell’attivista per i diritti umani Annabel Njihia, secondo cui “le azioni pesano più delle parole” e “una semplice lettera non è una consolazione”.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)