Continuano le polemiche verso il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano , per il suo diniego alla pubblicazione delle telefonate intercorse tra lui e l’ ex Ministro dell’ Interno Mancino. In un Paese normale questa presunta querelle tra il Quirinale e la Procura di Palermo sarebbe dovuta terminare quando il Giudice Messineo ha detto testualmente che ” Napolitano ha agito secondo i diritti che gli sono concessi e che quindi non esiste alcun abuso d’ ufficio ” !! Noi pero’ non siamo un Paese normale e quindi questa specie di duello rusticano, che esiste solo ed esclusivamente nelle menti dei tanti complottisti continua senza sosta. Proviamo allora a ricordare i fatti avvenuti e analizziamoli , senza pregiudizi e senza retorica . Non prendendo la parte di nessuno ma ricordando sempre una cosa che spesso dimentichiamo : COMMETTE UN REATO NON CHI COMPIE UN’ AZIONE CHE NON CI PIACE MA CHI NON RISPETTA UNA LEGGE SCRITTA !!!
La Procura di Palermo sta’ conducendo un’ indagine su una presunta trattativa Stato – mafia avvenuta nel 92, l’ anno delle stragi di Capaci e di Via D’ Amelio. ( Qualcuno sorridera’ a sentire la parola ” presunta in quanto sappiamo tutti che la mafia non potrebbe esistere senza l’appoggio di certi personaggi dello Stato , secondo un normale sine qua non ma allo stesso tempo, se le cose fossero gia’ certe, che senso avrebbe aprire un’ indagine ?? )….. La stessa Procura vuole sentire l’ allora Ministro dell’ Interno Mancino come persona informata sui fatti . Mancino ( che non e’ accusato di nulla per ora ma solo sotto intercettazione ) telefona a Napolitano . La Procura chiede a Napolitano di poter pubblicare il testo delle intercettazioni. Il Presidente si oppone in quanto non esiste alcuna legge che dica che il Presidente della Repubblica debba rendere noto il contenuto delle telefonate tra lui e altri soggetti, sia in entrata che in uscita. Napolitano comunica la propria decisione alla Procura , pare ( e non ne siamo certi ) dicendo di procedere coi piedi di piombo, visto il grave momento che attraversa il Paese, in particolar modo riguardo alla mai sopita strategia anarchico – insurrezionalista. La Procura di Palermo prende atto delle decisioni del Colle e le comunica alla stampa. Napolitano, per non dare adito a qualsiasi dubbio ( e non era dovuto a farlo ) rimanda qualsiasi decisione in merito al massimo organo dello Stato : la Consulta. Il bravissimo Giudice Ingroia non prende bene questa decisione ma sa’ benissimo che il Presidente ha agito secondo la legge e quindi decide di accettare un incarico di prestigio ( mica un posto da timbracarte in un paesino del Gennargentu ) in Guatemala. A questo punto qualcuno dira’ ” MA ALLORA CHI HA RAGIONE ? CHI HA TORTO ? TU STAI DALLA PARTE DI NAPOLITANO O DELLA PROCURA DI PALERMO ” ? Francamente credo che davvero questa sottocultura berlusconista, fatta solo di fictions poliziesche e di complotti in ogni dove sia un cancro difficilmente sanabile. La qualunque vicenda viene vista come una sorta di battaglia all’ ultimo sangue tra buoni e cattivi, tra giusti e ingiusti, con un tifo da stadio davvero deprimente . A qualcuno non viene in mente che in una normale vertenza la ragione sia di entrambe le parti ? Come ho gia’ scritto, chi opera secondo la legge non commette reato : la Procura di Palermo opera secondo legge e altrettanto fa’ Napolitano , quindi ENTRAMBI sono dalla parte della ragione.
Davvero indecente e’ invece il fatto che partiti di ogni schieramento si approfittino di una normale vicenda per accaparrarsi una manciata di voti e rilanciare proposte a favore del ” capo ”. Ecco allora che l’ estrema sinistra incensa il Giudice Ingroia come l’ agnello sacrificale, il martire che combatte contro giganti invincibili . Ecco che il PDL rilancia la proposta di limitare al massimo le intercettazioni per non inguaiare ancor di piu’ Berlusconi. Ecco che il M5s si aggrappa a questa vicenda per sostenere ancor di piu’ la sue folli teorie dell’ antistato e del tutti uguali. Ecco Di Pietro che parla di Complotto dei Poteri Forti nei confronti dell’ informazione per ripicca personale verso Napolitano, colpevole ( secondo Di Pietro ) di essersi piegato a Berlusconi firmando ogni legge e dimenticando, volutamente, quali siano i poteri del Presidente della Repubblica….Il tutto condito dalla frase di P. F. Casini ( Io non mi farei mai giudicare da un Giudice come Ingroia ), quasi che un Giudice fosse il parrucchiere da cui andare per farsi uno shampoo. Ancora una volta si evidenzia la pochezza di tanta classe politica. Di questa vicenda, il cui eco speriamo finisca al piu’ presto, appare pero’ in tutta la sua scelleratezza il giudizio irriguardoso verso Giorgio Napolitano, piu’ come persona che per la carica che ricopre. A questo grande Presidente, avanti di eta’ ma ancora lucidissimo, accusato di tutto, dall’ essere un comunista all’ aver militato negli universitari fascisti , dal non avere sciolto le Camere e aver imposto un Governo non eletto dal popolo, la storia un giorno sapra’ dare il giusto riconoscimento.
GIANLUCA BELLENTANI