Il primo giorno al nido

Da Infanziadelbambino

Nell’ultimo post sui ricordi ero arrivata al termine del colloquio al nido. Dovevo solo aspettare che passasse l’estate e finalmente avrei iniziato a lavorare al nido. Un sogno che si avverava…
 
Settembre arriva e porta con sé il primo giorno di lavoro.
Quella mattina ero molto emozionata, avevo mille pensieri in testa e altrettante domande per le mie nuove colleghe, per le titolari del nido e per la coordinatrice.
Ok ci siamo, eccomi davanti al nido.
Suono, entro e….
“Ecco questo è il tuo gruppo” mi dice la titolare.
 
Questo il primo giorno di scuola… Il mio primo giorno…
8 bambini che mi guardano, 16 occhi puntati addosso e io non mi ricordo nemmeno come mi chiamo. Penso “Cavoli credevo che fosse difficile fare la baby sitter ma qui come faccio?”. Sfodero il mio sorriso migliore, mi siedo vicino ai bambini e con tranquillità (falsa tranquillità) tiro fuori dall’armadietto le costruzioni. I bambini ci si avventano e dopo tre secondi uno piange, l’altro urla, un terzo mi si butta in braccio e io vorrei urlare…
Ma con calma (in realtà credo di essere isterica) cerco di prendere in mano la situazione, ignoro i pianti, prendo le costruzioni e inizio a fare tante piccole torri che metto vicino ai bambini nella speranza che smettano di piangere. Funziona!
Dopo pochi minuti ho ristabilito la calma, i bambini sono abbastanza grandi da parlare e così mentre costruisco per loro inizio a chiedere i loro nomi, mi guardano e mi sorridono, è fatta, sono con loro!
 
La prima mattinata passa molto velocemente, al momento della nanna sono esausta, mi metterei a dormire con i bambini
Durante la mattinata la titolare mi ha fatto sapere che in pausa avrei passato un po’ di tempo con la coordinatrice per parlare del progetto educativo e del gruppo che ho preso in cura. Ovviamente non ho un gruppo di bambini piccoli, ma mi è stato dato il gruppo dell’educatrice che è andata via e che io sto sostituendo. In fondo non ho esperienza, e quindi meglio un gruppo già formato.
 
Arriva la coordinatrice, aspetto che mi chiami ma vedo che invece fa andare in ufficio le mie colleghe. Non so perché ma sospetto che sia per chiedere come sono andata durante la mattina. Ok penso ho fatto degli errori sicuramente, ma sono stata buttata nell’arena senza aiuto.
 
Dopo qualche minuto tocca a me, vengo chiamata in ufficio anche io, non sono sola però, le mie colleghe sono rimaste. Sono un po’ spaesata, non so come funziona ma mi adatto molto velocemente. La coordinatrice inizia dicendo “Le tue colleghe dicono che questa mattina sei stata brava ad entrare in sintonia con i bambini, ma che devi essere più incisiva e farti ascoltare di più” non so cosa rispondere e questo mio silenzio viene interpretato come un cedimento, allora prosegue “Non sto dicendo che non vai bene, anzi da quando abbiamo fatto il colloquio credo nelle tue potenzialità, hai “solo” bisogno di fare esperienza”.
 
Mi rilasso e rispondo “Sto molto meglio ora, stamattina sono andata in panico perché non pensavo che sarei stata subito da sola con il gruppo”. La mia collega mi dice sorridendo “Non eri e non sei da sola, siamo vicino a te e ti aiuteremo, se hai bisogno di una mano basta chiedere, in questo momento sei nuova e non sai bene come funziona ma vedrai basta poco”. Sono decisamente rassicurata, non pensavo di trovare un clima così caldo ed accogliente. Sono nel mondo del lavoro da poco ma ho già imparato diverse cose, se c’è un disagio meglio esternarlo e parlando si risolvono tutti i problemi.
Porto questo ricordo con me da tanti anni, ma ancora oggi le prime parole della coordinatrice mi risuonano nella mente come le parole di una persona che ha creduto in me fin da subito e che mi ha insegnato ad essere una educatrice e che mi ha dato piena fiducia fin da subito. Non lo scorderò mai. Grazie Annamaria