In questo blog ed in altri su questo tema, si parla spesso di diversità o equilibrio di genere.
Trovo perciò difficile spiegare cosa si intende per diversità di genere oppure cosa vuol dire nella pratica equilibrio di genere a chi ha una percezione della realtà diversa da me o da chi come me ha le idee chiare o comunque interpreta la realtà con questa chiave di lettura.
Quando mi capita di confrontarmi con altri punti di vista, in effetti, sono in difficoltà.
Mi sono interrogata sui motivi di questa reazione. La spiegazione che mi sono data mi sembra però complicata.
Innanzi tutto, le argomentazioni a supporto delle mie “teorie” (in realtà non sono mie perché sono ampiamente condivise) si scontrano con un uditorio scettico che porta a titolo di esempio solo casi di donne che in effetti hanno assunto comportamenti che contraddicono l’idea di equilibrio e distorcono il concetto di diversità. E’ difficile spiegare che gli esempi citati non rappresentano tutte le donne. Sarebbe come dire che TUTTI gli uomini sono maschilisti: non è vero e non lo penso. Alcuni lo sono, ma ci sono tanti rappresentati del sesso maschile che abbracciano con entusiasmo l’idea di una politica di equilibrio di genere, perché sono consapevoli degli enormi vantaggi che ne trarrebbero anche loro, non solo le donne.
So che non è una spiegazione condivisibile. Ma quando si emettono sentenze sarebbe opportuno considerare il contesto e le condizioni al contorno.
Lo stesso dicasi per quelli che vengono considerati “deficit” del sesso femminile.
Tra i primi post, ho trattato della “presunta incapacità” delle donne alla guida.
Nonostante i fiumi di parole, quello che mi è stato contestato nel post è che le donne sono un problema per strada con il loro modo di guidare. Nessuno tiene in conto il contesto culturale che, specie in passato, non dava molto spazio all’espressività femminile in campi maschili come quello della guida. Nessuno considera che gli standard di giudizio sono coniati al maschile e pertanto potrebbero non essere adattabili alle capacità femminili.
Credo che il primo passo per colmare divari culturali sia ammettere che entrambi gli stili di espressione, in campo lavorativo, sociale, logistico, tecnico e culturale hanno la stessa dignità e lo stesso valore. E’ importante considerare la diversità come uno stimolo per migliorarsi e un completamento per raggiungere standard più alti.
L’equilibrio sarà così auspicabile perché ognuno potrà essere quello che realmente è senza affanni, trovando naturalmente la propria dimensione sociale.