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Il primo seminario di “Incontri con la diplomazia”: Ana Hrustanovic alla Sapienza

Creato il 26 giugno 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il primo seminario di “Incontri con la diplomazia”: Ana Hrustanovic alla Sapienza

Martedì 10 giugno 2014, presso la Sala delle Lauree della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Sapienza di Roma, ha avuto luogo il primo seminario del ciclo “Incontri con la Diplomazia”, organizzato dall’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) in collaborazione col Master in Geopolitica e Sicurezza Globale del Primo Ateneo romano. Ospite d’onore e principale relatore della conferenza è stata S.E. Ana Hrustanovic, Ambasciatore della Repubblica di Serbia in Italia, per questo evento pensato in occasione del 135esimo anniversario delle relazioni bilaterali tra i due Paesi.

daniele scalea ana hrustanovic

Dopo i saluti del Prof. Roberto Valle, moderatore del seminario, i lavori sono stati aperti dal Direttore Generale dell’IsAG Daniele Scalea, che ha tracciato un profilo storico-geografico del Paese balcanico letto in parallelo alle vicende della penisola italiana. Le relazioni diplomatiche tra quelli che allora erano Regno d’Italia e Principato di Serbia furono inaugurate nel 1879 in un contesto politico non dissimile. Entrambi i Paesi, infatti, avevano a più riprese condotto una guerra di liberazione: l’Italia contro l’Impero asburgico e la Serbia contro l’Impero Ottomano. In ambedue i casi, ha evidenziato Scalea, vi era una potenza straniera che sosteneva la lotta per l’indipendenza (la Francia per l’Italia, la Russia per la Serbia) e un’ambizione regionale a partire da un piccolo nucleo di rivolta. Così come il Piemonte rappresentò la base della liberazione italiana, il piccolo Principato serbo ambiva infatti ad essere il centro propulsore d’una insurrezione anti-ottomana che in prospettiva unificasse tutti gli Slavi meridionali.

roberto valle ana hrustanovic franco fatigati

Roberto Valle, docente di Storia dell’Europa Orientale e membro del Comitato Scientifico di Geopolitica, ha tenuto un discorso critico sul «balcanismo xenofilo», cioè sulla rappresentazione della cultura serba come parte di un mondo vicino ma considerato distante e quasi inferiore. La balcanicità va vista invece non come disordine, ma come parte integrante della cultura europea e soprattutto come tramite per la costruzione d’uno spazio pan-europeo. L’identità serba può essere considerata come strutturalmente polifonica per via delle relazioni che intrattiene tanto con la parte occidentale che con quella orientale del continente.

ana hrustanovic isag sapienza

A seguire è intervenuta Ana Hrustanović, Ambasciatore della Serbia in Italia, la quale ha tenuto un lungo intervento in base non solo all’esperienza diplomatica, ma anche al proprio retroterra culturale di profonda conoscenza dell’Italia come ex allieva dell’Università per Stranieri di Perugia. Se sul piano istituzionale i rapporti fra Italia e Serbia intesi come Stati indipendenti esistono da 135 anni, i legami storici sono molto più profondi. Del territorio dell’attuale Serbia, nell’antichità, erano originari ben diciotto imperatori romani: su tutti Costantino, che con le sue vittorie militari e l’Editto di Milano del 313 sull’accettazione del cristianesimo impresse una svolta storica a tutta l’Europa. In epoca moderna, i rapporti con l’Italia sono invece particolarmente evidenti nella letteratura serba, come ad esempio nell’opera di Milan Kujundžić, poeta, filosofo e rappresentante diplomatico a Roma nell’Ottocento. Negli ultimi anni il rapporto tra Italia e Serbia è invece divenuto ancora più stretto grazie alle ottime relazioni economiche: nel 2014 ricorre infatti anche l’anniversario dei cinque anni dalla stipula del partenariato strategico. Considerati i buoni rapporti con Roma, il governo di Belgrado ha aspettative positive circa il semestre italiano di presidenza UE e il possibile contributo volto a facilitare l’ingresso della Serbia in Europa.

dario citati daniele scalea ana hrustanovic

Dario Citati, Direttore del Programma “Eurasia” dell’IsAG, ha svolto una riflessione storica di lungo periodo sulla collocazione geografico-culturale della nazione serba, individuando una duplice dimensione caratterizzante. Da una parte la Serbia può ritenersi una realtà pienamente romana: non soltanto perché il suo territorio fu parte dell’Impero dei Cesari e diede i natali a tanti sovrani, ma anche perché nella seconda metà del Trecento il Regno serbo (Srpsko Carstvo) stava quasi scalzando Costantinopoli come rappresentante di quella romanità orientale che coniugava l’eredità della cultura greca, il diritto romano e la tradizione cristiana di discendenza apostolica resasi poi indipendente dal Papato. Dall’altro lato, la Serbia ha un legame particolarissimo con la Russia, di cui si considera quasi un’estensione balcanica: un rapporto così speciale, quello serbo-russo, che non si ritrova forse fra nessuno dei popoli della famiglia slava. Proprio questa peculiare duplicità fa di Belgrado un ideale trait d’union tra l’Adriatico e gli Urali, tra l’Europa occidentale e il mondo russo.

franco fatigati isag serbia

Franco Fatigati, Cultore di Geografia all’Università Sapienza, ha quindi chiuso i lavori con un intervento incentrato proprio sulla necessità di trovare unità all’interno del consesso politico delle nazioni europee. In una fase storica in cui l’UE dimostra di essere estremamente fragile sul piano decisionale, i rapporti bilaterali fra singoli Paesi sono una risorsa indispensabile da affiancare ai confronti in sede comunitaria. Il poeta Paul Valéry, ha ricordato Fatigati, sosteneva che ogni Europeo si sente a casa in qualsiasi contrada d’Europa: per ravvivare tale sentimento è necessario però attingere anche alle fonti compiutamente sovranazionali della storia europea, prima fra tutte quell’appartenenza religiosa che ha saputo essere un eccezionale collante per tanti secoli.

isag sapienza serbia

Al termine della conferenza si sono avute numerose domande da parte del pubblico, rivolte in particolare ad Ana Hrustanović e riguardanti argomenti di stringente attualità. Una di queste ha riguardato ad esempio la posizione della Serbia dopo l’annuncio del governo bulgaro di interrompere la costruzione del gasdotto South Stream in seguito alle sanzioni imposte alla Russia. Tale domanda è stata anche occasione di precisare la posizione della Serbia rispetto alla crisi ucraina. Da una parte, Belgrado concorda con l’OSCE sull’assoluta necessità di preservare l’integrità territoriale di ogni Paese, dall’altra parte si oppone però alle sanzioni contro Mosca considerandole controproducenti. Anche questa circostanza è un termometro di quanto la Serbia possa incarnare una posizione mediana, se non addirittura da mediatore, tra l’Oriente e l’Occidente dell’Europa, con importanti ripercussioni sul piano pratico. Parallelamente alle trattative per l’ingresso nell’UE, la Serbia ha infatti già siglato un accordo speciale con i Paesi dell’Unione Doganale Eurasiatica (Russia, Bielorussia e Kazakhstan) che le concede condizioni favorevoli nelle esportazioni e che attrae per questo numerosi investimenti sul suo territorio.

(Testo di D.C., foto di Priscilla Inzerilli)


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