"se i poveri siamo noi, allora va tutto bene". ad Albert Camus, morto in un incidente d'auto il 4 gennaio del 1960Su quell’automobile non doveva salire; nelle tasche aveva il biglietto del treno; al volante c’era Michel Gallimard, nipote del suo editore, che muore cinque giorno dopo all’ospedale. Nella sua sacca, scrive la figlia Catherine, vengono trovate «centoquarantaquattro pagine scritte di getto, a volte senza punti né virgole, con una grafia rapida e difficile da decifrare, mai rielaborate».l testo, incompiuto venne in uno primo momento dattiloscritto dalla moglie di Albert Camus, Francine, e in seguito rielaborato dalla figlia Catherine. Il regista riprende questo romanzo incompiuto di Albert Camus. Algeri. Lo scrittore Jean Cormery (alter.ego di scrittore e regista) torna a distanza di anni nella sua terra natale. Il film si apre con Cormery/Camus curvo sulla tomba del padre mai conosciuto, morto nel ’14, a ventinove anni in una trincea sul fronte franco-tedesco. Su quella tomba anonima il figlio che non ha mai conosciuto suo padre perché morto prima che lui nascesse, grida in silenzio tutta l’assurdità di una storia insensata subita dai più. Camus era un pies noire e venne espulso dal Partito Comunista franco/algerino per le sue divergenze con i dirigenti quando questi, su ordine di Stalin, decisero di espellere dal partito gli arabi. Nel 1937 il Partito Comunista Francese, i cui ideali erano quelli dell’uguaglianza, della libertà e della fratellanza, espulsero, quelli che, secondo loro, non essendo francesi non corrispondevano al “modello del comunista francese”. Come sarebbe il Nord africa se la speranza di Camus di creare una Stato algerino dove i nativi, arabi e europei, potessero vivere insieme con gli stessi diritti e con le stesse possibilità identitarie, si fosse realizzata? … forse non ci chiameremmo più europei e nordafricani, italiani e tunisini ma unicamente mediterranei.
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