«Il principe della nebbia non se ne era mai andato. Era rimasto nell’ombra, senza fretta, in attesa che qualche forza lo riportasse nel mondo dei vivi. E nulla possiede tanta forza quanto una promessa [...]». L’enigmatico e spietato principe della nebbia è uno dei protagonisti dell’omonimo romanzo di Carlos Ruiz Zafón, intitolato per l’appunto Il principe della nebbia e tradotto da Bruno Arpaia per Mondadori. La vicenda si svolge nel 1943, sulla costa atlantica della Spagna. È lì che si trasferiscono Max Carver, di tredici anni, e la sua famiglia, nel tentativo di allontanarsi dalla guerra che ormai infuriava in città. Max non è affatto contento della prospettiva di dover abbandonare improvvisamente i suoi amici e le sue abitudini, ma appena il suo sguardo si posa sul mare se ne innamora profondamente e decide che da quel momento in poi abiterà per sempre in un posto da cui potrà osservarlo ogni mattina al suo risveglio. Sin dai primi minuti trascorsi nel nuovo paese, Max nota alcune stranezze, prima fra tutte, il fatto che le lancette del grande orologio della stazione funzionano al contrario. Dopo che la sorella minore Irina, di otto anni, ottiene il permesso di adottare un gatto che le si è avvicinato in stazione, la famiglia Carver si trasferisce nella nuova casa sulla spiaggia. Un tempo, l’abitazione apparteneva alla famiglia Fleischmann che però venne sfortunatamente investita da una serie di disgrazie, in seguito alle quali la dimora rimase vuota e abbandonata. Mentre i Carver cercano di rendere quel luogo nuovamente vivibile, Max nota che non lontano dal retro dell’edificio c’è una specie di giardino di statue che, spinto dalla curiosità, decide di visitare il giorno seguente. Al suo interno il ragazzo si imbatte in un’altra grande stranezza, la prima di una lunga serie, di cui fino a quel momento non può nemmeno immaginare l’epilogo. Stranezze che Max affronterà insieme alla sorella maggiore Alicia, di quindici anni, e a Roland, un ragazzo del paese, di circa sedici anni, con il quale ha stretto amicizia.
Il principe della nebbia è stata la prima opera pubblicata da Zafón (l’edizione originale risale al 1993), ma – come afferma lo stesso scrittore in una nota all’inizio del volume – essa è arrivata ai lettori di tutto il mondo molto più tardi, perché i diritti d’autore sono stati “intrappolati in una disputa legale”. Anche se si tratta dell’opera d’esordio, in essa sono già chiaramente identificabili gli elementi caratteristici di tutti i romanzi dello scrittore: trame articolate, segreti inconfessabili, personaggi complessi, ambientazioni cupe e misteriose e l’immancabile colpo di scena finale. Tutti i suoi libri infatti, a partire dall’ormai famosissimo L’ombra del vento, con uno stile di scrittura semplice, chiaro e immediato, sono capaci di catturare il lettore fin dalle prime pagine e tenerlo con il fiato sospeso fino alla conclusione della storia, conclusione che non è mai, o quasi mai, un lieto fine perfetto perché è adombrato dagli avvenimenti che si sono verificati e che hanno cambiato per sempre la vita dei protagonisti. Il principe della nebbia anticipa un’altra caratteristica dei libri di Zafón, rintracciabile ne Il gioco dell’angelo ma, ancora più spiccatamente, ne Il palazzo della mezzanotte e in Le luci di settembre (i quali, insieme al romanzo d’esordio, formano La trilogia della nebbia): l’antagonista non è mai un personaggio ben definito ma assume le sembianze di un’ombra, di una fluente macchia nera, di una sagoma cangiante e poliedrica che ha in mente un piano ben definito e non lascia scampo alle vittime che ha designato. Max, Alicia e Roland, che sono personaggi che rappresentano il valore dell’amicizia, della lealtà, del coraggio e dell’altruismo, scoprono ben presto, a loro spese, che c’è chi pretende che le promesse fatte, di qualunque tipo esse siano, vengano mantenute. A mio parere, chi cerca una lettura non troppo impegnativa ma appassionante non resterà deluso da questo romanzo.