Quello dei “cervelli in fuga” è un grosso problema di cui soffre il nostro paese.
Innanzitutto il nostro paese spende molto meno rispetto ad altri paesi in università, scuola pubblica e ricerca e questo determina un deficit che diventa sempre più abissale tra noi e altri paesi del mondo. Un paese come il nostro, non ricco di materie prime, dovrebbe investire nella ricerca e nella specializzazione, cosa che invece non avviene.
Ma veniamo al problema dei cervelli in fuga.
Nelle nostre università i cosiddetti “baroni” “facilitano” la vita a parenti ed amici per l’ingresso lavorativo nelle università e molti studenti meritevoli si vedono negato l’ingresso al mondo del lavoro e una certa quantità di loro emigrano all’estero per lavorare e spesso non tornano più.
Clientelismo, nepotismo e altre piaghe che affliggono il nostro paese costringono molti studenti a cercare “fortuna” all’estero e quando la trovano rappresentano per noi non un motivo di elogio ma di “umiliazione” perchè altri prendono il merito del loro lavoro.
Inoltre tutto quello che non viene speso nella ricerca, nell’università e nella scuola pubblica, come già detto sopra, ha una “ricaduta” sociale perchè aumenta la percentuale dei non laureati, già alta in Italia da un po di tempo.
Da aggiungere purtroppo che i governi recenti e la crisi economica hanno determinato ulteriori tagli alla cultura, all’istruzione e alla formazione.
Questi tagli, la fuga dei cervelli, la mancata valorizzazione della ricerca e dell’università e tanto altro ci restituiscono un paese con studenti più “ignoranti” rispetto a quelli di altri paesi: la situazione è allarmante se poi si aggiunge a tutto ciò anche il fatto che la società contemporanea incentiva alla desertificazione culturale e all’appiattimento sociale come molti di noi sanno.
Ignoranza e impreparazione non premiano in un mondo dove la competizione è sempre più spietata e in un mondo dove i paesi emergenti stanno investendo nelle nuove tecnologie e nella ricerca.