Il problema dell’interpretazione delle scritture

Da Spiritualrationality

Le guerre di religione hanno spesso molte cause, anche sociali. Tuttavia una delle cause è questa: le supposte rivelazioni del loro Dio sono piuttosto equivoche (altrimenti, per quale motivo gli interpreti avrebbero dovuto riempire delle gigantesche biblioteche?) e spesso si contraddicono l’una con l’altra.

Maometto, per esempio, sosteneva che Allah si era rivelato a lui, e che Gesù era solo un profeta. Tutti i rappresentanti della religione musulmana, ed ebrea, sono naturalmente convinti che Gesù non era il Messia, che quindi le diverse promesse fatte dal loro Dio riguardo ad un futuro Messia non si riferissero a Gesù. A questo proposito hanno delle buone ragioni. Nello ‘AT’, infatti, non si trova alcuna profezia secondo la quale il Messia sarebbe stato battezzato, né che dovesse condurre una opaca vita terrena. Tutt’altro, nello ‘AT’ sta scritto che: “L’APPESO E’ UNA MALEDIZIONE DI DIO” (Deuteronomio 21.23)

Oltretutto il Messia nello ‘AT’ viene descritto come un guerriero, il quale, prima di riconciliare il proprio popolo con Dio, avrebbe scacciato l’invasore dalla patria. L’immagine di un Messia guerriero, sebbene proiettato nel futuro, si ritrova addirittura in Paolo, il quale aveva definitivamente riconosciuto nel Nazareno crocifisso il Salvatore promesso. La fine del mondo è vicina, “quando lui consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo aver sconfitto ogni dominio, ogni violenza e potenza. Lui infatti dovrà dominare, dopo aver schiacciato tutti i nemici sotto i suoi piedi” (1 Corinzi 15.24 s., corsivo mio). Le parole piene di risentimento trionfalistico antisemita: “Loro aspettavano un re, mentre LUI è nato in una stalla”, dichiarano senza reticenza la verità, che il Messia dei cristiani non era il Messia promesso.

L’obiezione che viene sempre tirata fuori – ossia che ‘gli ebrei non lo hanno riconosciuto’ – in realtà depone solo a favore della loro fedeltà alla legge (ricordiamo che Gesù – che pure dichiarava di non essere venuto per cambiare la legge – si è spesso opposto ai diversi riti, eppure questi riti erano stati espressamente richiesti da Dio nei libri di Mosè!)

Se gli uomini avessero proprio bisogno di una ‘rivelazione’, non si capisce perché questa non debba avere un solo significato. Se i profeti non riescono a comprendere correttamente i LORO pensieri, perché l’Onnipotente non fa piovere dal cielo una Bibbia univoca, cosicché gli uomini potrebbero finalmente sapere, cosa LUI realmente si aspetta da loro? Se le SUE parole hanno così tanti significati, perché Dio non le ha direttamente scritte nelle leggi della natura? Se l’Onnisciente avesse saputo che, a causa della molteplicità di significati, gli uomini avrebbero interpretato in diversi modi la rivelazione (fino a farsi le guerre e a perseguitarsi a vicenda ‘per dei paragrafi’), perché lui non ce l’ha scritta più chiaramente nei nostri cuori, e non ci ha dotato di una coscienza univoca?

“Un Dio, che è onnisciente e onnipotente, ma che non provvede neppure affinché la sua intenzione venga compresa dalle sue creature, dovrebbe essere un Dio buono? (…) Non sarebbe forse un Dio crudele, se possedesse la verità e stesse ad osservare come l’umanità si tormenta disperatamente per averla? Ma forse è davvero un Dio di bontà, solo che non ha potuto esprimersi più chiaramente! Gli mancava forse l’intelligenza per farlo, oppure l’eloquenza? Tanto peggio! Se così fosse, avrebbe errato anche in ciò che egli chiama la sua ‘verità’…” (Nietzsche).


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