Il processo creativo e la scrittura

Creato il 13 febbraio 2011 da Libereditor

La cosa che più mi interessa al mondo è il processo creativo. Che razza di mistero è questo che fa sì che il semplice desiderio di raccontare storie si trasformi in una passione tale che un essere umano è capace di morirne, di morire di fame o di freddo o di quel che sia pur di fare una cosa che non si può né vedere né toccare, e che in fin dei conti, in realtà, non serve a nulla…

(Gabriel Garcia Marquez)

Per Gabriel Garcia Marquez una storia può nascere da uno strano particolare, da un dettaglio di un’esperienza come per esempio un ombrello aperto in un giorno di pioggia…
Il processo creativo si alimenta con i più diversi sistemi di annotazione. Oggi il computer ha profondamente cambiato l’approccio di chi scrive al testo. Per secoli la scrittura ha fatto i conti con i limiti spaziali di una pagina e con la difficoltà “materiali” di correggere un testo senza doverlo riscrivere.
La Recherche nasce da appunti scritti su quaderni. Marcel Proust lascia a margine spazi per le correzioni e quando non c’è più spazio scrive su altri fogli (se poi lo spazio non è sufficiente li piega a fisarmonica). Nascono così, da aggiunte e cambiamenti successivi, le cosiddette paperole che possono anche raggiungere la lunghezza di un metro.
Victor Hugo, invece, ha fatto largo uso di taccuini. Le sue doti di pittore sono al servizio del testo. Gli schizzi che traccia tra le parole sono legati strettamente al testo: il disegno fa da promemoria e diventerà poi testo. Intanto è il surrogato di quello che diventerà una descrizione.
William Burroughs ha prodotto veri e propri montaggi con le pagine fatte a pezzi di un testo scritto, secondo una tecnica definita di cut up. Album e taccuini sono alla base del suo lavoro. Una sorta di album di viaggio suddivisi in tre colonne: la prima contiene gli avvenimenti, la seconda i pensieri, la terza le citazioni tratte dai libri letti.


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