Il profeta di Satana: chi detiene davvero il diritto di disporre della vita altrui?

Creato il 07 giugno 2010 da Stampalternativa

Ricardo Ramirez mi raccontò gli orrori che aveva commesso come se stesse narrando un cantico di Dante; formulava bene le proprie argomentazioni e perfino quelle più crudeli uscivano dalla sua bocca in maniera garbata. La mia amica lo fissava negli occhi e capivo che era soggiogata da quello strano fascino, un misto di malvagia seduzione e di sensuale provocazione. Le chiese addirittura se fosse libera quella sera. Cindy arrossì come una scolaretta e abbassando gli occhi gli rispose: “Io sì ma non tu, purtroppo”.

Rimasi perplesso, constatando ancora una volta che l’attrazione fisica conduceva inevitabilmente l’essere umano verso l’oscurantismo più becero. Era lui il profeta di Satana, reo di crimini orrendi, eppure, in quel preciso istante, le parti si erano invertite, vedevo davanti a me solo un bel ragazzo spavaldo, mentre la triviale metodologia della paranoia l’avevo accanto. Nonostante capissi decentemente l’inglese, ogni tanto qualche frase del suo racconto mi sfuggiva, allora guardavo Cindy e lei Ricardo, il quale, comprendendo il mio vuoto, me la ripeteva in spagnolo. Non ricordo bene quanto tempo passai lì dentro, ma la cosa più strana è che dimenticai completamente dove mi trovavo, solo alla fine dell’intervista mi resi conto che da uomo libero potevo lasciare quell’anomalo penitenziario mentre Ricardo sarebbe rimasto a vegetare nella sua gabbia d’argilla fino a quando, una mattina, qualcuno l’avrebbe aperta all’improvviso per condurlo nell’ultima camera a gas ancora esistente negli Stati Uniti.

Senza pretendere di possedere l’inalienabile diritto al perdono, alla compassione o alla rivalsa, non potevo comunque astrarmi da una problematica vecchia come il mondo e che contrastava inevitabilmente con il concetto stesso di democrazia: chi detiene davvero il diritto inopinabile di disporre della vita altrui? Difficile domanda, alla quale eludo qualsiasi risposta che potrebbe creare l’incomprensione della preda o, al contrario, l’esaltazione del predatore.
Mi limito a pensare, riflettendo a quale atteggiamento avrei adottato io se fossi stato al posto di Ricardo o di qualunque altro ergastolano imprigionato. Forse avrei aspettato inerte la mia fine, spegnendomi lentamente come un lume di candela, ma credo che, molto più probabilmente, avrei soffiato io stesso su quell’esile fiammella.

Questo libro non fa la morale a niente e a nessuno, è semplicemente un’autobiografia dettata da Ricardo Ramirez e trascritta dal sottoscritto. Bisogna leggerne anche gli spazi vuoti per comprenderne le emozioni risentite e che ho celato volontariamente, conseguenza forse di un arcaico pudore ereditario che ha contribuito a conservare al meglio l’oggettività del racconto. L’importante per me è di aver cercato di capire l’incomprensibile e, grazie o per colpa di Ricardo, credo di esserci riuscito.

A voi lettori, adesso, l’arduo compito di rimanere in bilico tra due mondi opposti ma che riflettono lo stesso, eterno enigma esistenziale: è più pericoloso lasciare all’individuo la scelta della propria libertà oppure delimitarne i contorni, imponendo dei limiti alla libertà stessa?


Il profeta di Satana - Autobiografia raccontata da Ricardo Ramirez, il cyber criminale che terrorizzò l’America degli anni ‘80 di Silvio Fazio
Collana Eretica
104 pagine
ISBN: 978-88-6222-130-6


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